Per l'infermiera killer condanna all'ergastolo. Lei: "Non ho fatto nulla"

Riconosciuta colpevole per quattro pazienti morti in ospedale. Per sei il fatto non sussiste

Per l'infermiera killer condanna all'ergastolo. Lei: "Non ho fatto nulla"

Firenze È stata riconosciuta colpevole soltanto - si fa per dire - di quattro casi su dieci, ma quelle morti sono stati sufficienti a far condannare all'ergastolo Fausta Bonino, l'infermiera 57enne di Piombino (Livorno) accusata di omicidio volontario plurimo aggravato e continuato per il decesso di dieci pazienti ricoverati nell'ospedale presso cui lavorava. Il verdetto di primo grado del tribunale di Livorno è arrivato poco prima delle 20, dopo un'intera giornata in aula: il pm aveva chiesto l'ergastolo per dieci casi, ma per sei di questi il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che il fatto non sussistesse.

L'infermiera è stata anche assolta dall'accusa di abuso d'ufficio. Dopo aver ascoltato le parti, con l'imputata che si è nuovamente detta innocente, il giudice Marco Sacquegna si è ritirato in camera di consiglio nel primo pomeriggio per uscirne solamente cinque ore dopo. Il processo, come richiesto dall'imputata, ribattezzata dalle cronache «l'infermiera killer», si è svolto con rito abbreviato: la donna, che si è presentata in tribunale accompagnata dal marito e da uno dei figli, ha atteso la lettura della sentenza in aula, mentre il suo avvocato Cesarina Barghini è uscita scambiando qualche frase coi numerosi cronisti presenti in aula. Al momento della sentenza l'infermiera è scoppiata a piangere e tra le lacrime ha detto «non è giusto, non ho fatto nulla». Prima che iniziasse l'udienza decisiva, la Bonino aveva ribadito la sua innocenza «sono una vittima della giustizia» - affrontando i giornalisti con un sorriso teso: «Mi aspetto giustizia, dopo aver sentito la richiesta dell'ergastolo sono stata male, ora mi auguro tutto il bene del mondo, mi auguro la verità».

Le indagini della procura labronica e dei Nas hanno appurato che alle vittime erano state somministrate potenti iniezioni di eparina, un farmaco anticoagulante: gli omicidi si sono verificati in un lasso di tempo di un anno esatto, nel periodo compreso fra settembre 2014 e settembre 2015, coinvolgendo sempre pazienti ricoverati all'ospedale di Piombino.

L'infermiera venne arrestata tre anni fa, sospettata di aver causato la morte di alcuni pazienti nel corso della loro degenza nel reparto di anestesia e rianimazione attraverso l'uso «deliberato e fuori dalle terapie prescritte» di eparina in dosi tali da «determinare il decesso» provocato da improvvise emorragie. Per Fausta Bonino le porte del carcere si erano già aperte, ma il 20 aprile 2016 il Tribunale del Riesame di Firenze annullò l'ordinanza di custodia in carcere e l'infermiera venne scarcerata. Nel dicembre 2017 fu invece depositata una relazione degli esperti che certificava come dieci delle morto sospette avvenute all'ospedale di Piombino fossero compatibili con la somministrazione di eparina. Le indagini vennero chiuse nel giugno scorso e la Bonino, nel frattempo sospesa dall'Asl, accusata di omicidio plurimo. Ad essere rinviato a giudizio era stato anche Michele Canalis, il primario del reparto di anestesia e rianimazione dell'ospedale di Piombino dove l'infermiera lavorava. Il medico è accusato di non aver vigilato adeguatamente sul rispetto dei protocolli terapeutici.

La difesa della donna ha sempre sostenuto l'impossibilità tecnica del coinvolgimento dell'infermiera e aveva chiesto l'assoluzione

piena per non aver commesso il fatto per nove pazienti e in un caso perché il caso non sussiste. «Ci ha sorpreso il frazionamento dei casi - ha commentato l'avvocato Barghini - e senza alcun dubbio ricorreremo in appello».

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