L'inopportuno e ingiusto Enrico

Mi duole dirlo, ma ho trovato inopportuna, fastidiosa e stupida la scelta del segretario del Pd, Enrico Letta, di ritwittare l'interrogativo polemico posto dal premier spagnolo Sanchez

L'inopportuno e ingiusto Enrico

Mi duole dirlo, ma ho trovato inopportuna, fastidiosa e stupida la scelta del segretario del Pd, Enrico Letta, di ritwittare l'interrogativo polemico posto dal premier spagnolo Sanchez: «Cosa sarebbe successo oggi all'Europa, con l'invasione russa, se Salvini, Le Pen e Abascal fossero a capo dei governi italiani, francesi e spagnoli?».

Inopportuna perché in una fase di guerra economica che mette a rischio le tasche dei cittadini e la sopravvivenza delle nostre imprese, tutto bisogna fare meno che rompere il fronte di un Paese che si è mostrato unito nell'esprimere solidarietà all'Ucraina. Fastidiosa perché lucrare sulla guerra, facendone oggetto di polemica politica, non dà il senso della tragedia del momento. Stupida perché non si può impiccare un personaggio, mi riferisco a Salvini, ad un giudizio espresso in passato.

In oltre vent'anni di potere, ci sono stati tanti Putin e la necessità di coinvolgere la Russia proprio per evitare conflitti è stata una costante della nostra politica estera da Silvio Berlusconi a Romano Prodi, per non parlare della sensibilità espressa sul tema da presidenti Usa come Bill Clinton e George W. Bush. E senza dimenticare il consiglio di un luminare della diplomazia come Henry Kissinger, che ha scritto libri su libri per raccomandare all'Europa di coltivare il rapporto con la Russia per evitare che fosse attratta nell'orbita cinese.

Per cui impiccare Salvini alle aperture del passato, senza storicizzarle, senza tener conto che c'è una linea di demarcazione, una condanna senza appello nel giudizio su Putin determinata dalla guerra in Ucraina e dai carri armati russi sulle strade di Kiev, è superficiale e ingiusto. Se si seguisse lo stesso metodo, o meglio lo stesso esercizio stupido, allora dovremmo rammentare ai tanti figli del Pci che militano nel partito di Letta i legami con l'Urss di cui il Putin di oggi - nella politica, nell'aggressività e nelle ossessioni - è figlio diretto.

Insomma, ognuno ha il suo passato ma bisogna pensare ai drammi del presente. Anche perché la guerra economica avrà le sue vittime e le difficoltà faranno sorgere dei dubbi nell'opinione pubblica di ogni Paese europeo, si insinuerà l'interrogativo pernicioso se valga la pena insistere e sacrificare gradi di benessere per l'Ucraina. E a quel punto sarà necessaria l'unità delle forze politiche per tenere il punto, per tenere saldo il timone ed evitare tentazioni egoistiche.

Ecco perché dividersi, polemizzare o rinfacciare i giudizi del passato sono errori grossolani durante una guerra.

Una classe politica degna di questo nome, che si ritrova a gestire con un governo di unità nazionale un evento tragico, dovrebbe uscirne più consapevole, coesa e disponibile al dialogo. Insomma, dovrebbe uscire migliore. Al solito, invece...

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