È che lui, il Niki, la fa così. Puntuale, una volta all'anno, fuori dal vaso. Invecchiano anche i piloti, le icone, i mostri sacri dello sport. È come se lo prendesse un'insostenibile incapacità di resistere al facile sfottò ferrarista, alla frase oltre le righe, all'insulto. Solo che non sono tempi e non è più tempo. Meglio non scherzare (...)
(...) sull'asse Germania-Italia. Troppi i nervi scoperti e gli schiaffi presi e le prepotenze subite, alcune solo sospette, molte purtroppo certificate. Sgarbi politici e intromissioni economiche. Così ieri, a parecchia Italia tutt'altro che amante della F1 ma molto affezionata a se stessa e a un simbolo nazionale come la Ferrari, sono girate parecchio quando dalle pagine non certo affidabilissime della Bild sono rimbalzate le parole dell'austriaco presidente onorario della teutonica Mercedes F1. «Che colpa ne abbiamo noi se alla Ferrari fanno solo spaghetti e non mettono in strada la macchina nel modo giusto», ha detto. Mica bello. Così come un anno fa, quando invece dalle colonne ben più affidabili de El País aveva detto che «la Ferrari è una macchina di merda». All'epoca, eravamo in Germania, a Hockenheim, e il solerte responsabile della comunicazione Mercedes era corso ai ripari con una frettolosa spiega: «Il presidente onorario Niki Lauda ha parlato a titolo personale».
Ieri no. Ieri un solerte impiegato non sarebbe bastato. Perché vuoi la Grecia e i referendum e la Merkel che decide con la Francia e snobba l'Italia e le tante vicende che separano sempre più i due Paesi, ieri c'era bisogno di qualcosa di più. Molto di più. Così il presidente operativo di Mercedes F1, Toto Wolff, ha chiamato media e giornali sparsi qua e là in giro per l'Europa e si è scusato. Sì, «mi scuso», ha detto, «se Niki può aver offeso, però le sue sono parole prese fuori contesto, tutti conoscono lo stretto legame tra Lauda e la Ferrari...».
Esatto. È infatti molto legato alla famosa «macchina di merda» che un anno fa lo costrinse a pronta telefonata riparatrice a Luca di Montezemolo, «un amico», salvo poi ribadire il concetto questa primavera, «lo confermo, quella Ferrari era una m...». All'epoca, lui e Luca, avevano fatto pace in fretta.
Ieri da Maranello solo un «parole che si commentano da sole». Soprattutto, non risultavano telefonate riparatrici fra lui e Sergio. Nel senso di Marchionne. Di cui, di recente, aveva avuto modo di dire «lo voglio come nemico». Ecco. Accontentato.