L'Italia fanalino di coda in Ue. È l'unica con il Pil sotto l'1%

Bruxelles taglia le stime di crescita: +0,3%. La Corte dei conti rinvia la ripresa: economia a rischio fino al 2022

L'Italia fanalino di coda in Ue. È l'unica con il Pil sotto l'1%

Nella mappa delle previsioni invernali di Bruxelles l'Italia è rimasto l'unico Paese rappresentato con un azzurrino tenue (anemico è stato detto ieri) che indica una crescita sotto il punto percentuale. Rispetto alle cartine delle precedenti edizioni del «Winter economic forecast» della Commissione europea, altri paesi dalle economie fragili sono passati a colorazioni più scure (quindi a più crescita). La ripresa della Grecia (+2,4% certificato da Bruxelles) non fa più notizia. Ora in blu intenso ci sono Ungheria (3,2%), Romania (+ 3,8%), Irlanda (+3,6%) e Malta (+4%).

L'Italia è il fanalino di coda nella classifica europea del Pil. Apparentemente è in compagnia delle altre economie troppo grandi e troppo esposte per decollare, come la Germania e la Francia, tutte nella parte bassa della classifica.

Ma quello 0,3% di crescita che l'esecutivo europeo prevede per il 2020 relega l'Italia in un limbo. Giochiamo in un'altra serie rispetto a Berlino, che ha come noi un'economia manifatturiera e esportatrice ed è penultima, o a Parigi, che ha conti pubblici traballanti. Entrambi crescono dell'1,1%.

Nelle previsioni invernali della Commissione Ue, attesissime, la crescita del 2020 è stata rivista al ribasso. A novembre l'esecutivo europeo aveva previsto lo 0,4%. Pesano i dati delle ultime settimane, il calo dell'industria. La frenata continuerà a farsi sentire anche nel 2021, visto che la precedente previsione dello 0,7% è stata rivista allo 0,6 per cento.

L'onere di presentare i nuovi dati è toccato al commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, esponente del Pd che è un partito di governo. Ha spiegato che la frenata italiana è dovuta a «dati particolarmente negativi che abbiamo avuto nell'ultimo trimestre dell'anno scorso e che hanno ridimensionato i segnali di ripresa dei precedenti trimestri del 2019». Ma ha anche detto che «stiamo vedendo alcuni segnali» di ripresa «come sembrano esserci già all'inizio del 2020».

Tra i fattori che potrebbero aiutare il ritorno della crescita Gentiloni ha anche citato il reddito di cittadinanza.

Il commissario italiano è costretto a puntare il faro sui conti pubblici. Dice che il governo giallo-rosso sa di dovere ridurre il debito e rimanda il giudizio di Bruxelles a maggio.

Il governo italiano, con il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, opta per la difesa d'ufficio. Spera in un rimbalzo a gennaio. Prevedibile, visto che dopo una contrazione della produzione industriale di solito le imprese fanno scorte.

Ma il problema è strutturale e ieri a ricordarlo è stata la Corte dei conti nell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Roma. Il presidente Angelo Buscema ha confermato il rischio di «un ulteriore rinvio della ripresa». Da escludere nel 2020, possibile nel successivo biennio, anche se «su questo quadro tutt'altro che confortante si sono ora innestati impulsi nuovi e in parte imprevisti, che sembrano riportare verso il basso le prospettive economiche: dalle tensioni geopolitiche agli effetti, difficili da stimare, del coronavirus sull'economia cinese e, di riflesso, su tutte le altre aree economiche mondiali». Inevitabili le ripercussioni sui conti pubblici. «I margini per la riduzione del rapporto debito/Pil si fanno molto stretti», sottolineano i giudici contabili.

Poi c'è l'economia reale, in linea con i pessimi indicatori sull'Italia. Alla lista, ormai quotidiana, di crisi aziendali si è aggiunto un altro pezzo di grande distribuzione.

Nel passaggio da Auchan a Conad il gruppo Margherita ha chiesto la Cassa integrazione straordinaria per il 60% dei dipendenti, pari a 5.323, su un totale di 8.873 lavoratori. Ammortizzatori necessari per riorganizzare i punti vendita secondo l'azienda. Un bollettino di guerra, senza che ci sia nessun accenno di ripresa in vista.

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