Non è bastato il sostegno esplicito all'Italia e alla Grecia da parte della Commissione europea, ribadito ieri dal presidente Jean Claude Juncker. Nemmeno il nuovo appello del premier Paolo Gentiloni affinché tutti rispettino gli accordi sulla ricollocazione dei richiedenti asilo è servito.
I Paesi dell'Est continueranno a non accettare i migrati che sbarcano in Sud Europa. Il messaggio inviato dal primo ministro ungherese Viktor Orban ieri in apertura del Consiglio europeo a Bruxelles lascia poco spazio a dubbi. «Non potremo mai dare il nostro accordo» alle quote. La ripartizione è il capitolo più importante. Contro gli stati come l'Ungheria e la Polonia che non accettano migranti è partita una procedura di infrazione dell'esecutivo europeo.
Il No dei Paesi dell'Est è controbilanciato dalle elezioni che, contrariamente alle attese, non hanno premiato il fronte euroscettico e populista. I sondaggi, da una parte confermano che i temi dell'immigrazione sono i più sentiti dalle popolazioni europee, dall'altra segnalano - ed è questa una delle novità emerse alla Conferenza di Alto Livello sul governo dei flussi migratori di mercoledì al Parlamento europeo - che la gran parte dei cittadini europei (il 69%) vede nelle politiche di Bruxelles l'unica risposta possibile.
Per il governo italiano è fondamentale incassare qualche risultato. Ieri il premier Paolo Gentiloni ha incontrato il capo del governo libico di accordo nazionale Fayez al-Serraj per rendere più stringente l'accordo che ha permesso di rafforzare i controlli. Poi ha incontrato Juncker. «Da parte europea serve un impegno maggiore sia da un punto di vista economico che delle scelte politiche. Devo riconoscere che la Commissione e il presidente Juncker di questo impegno sono perfettamente consapevoli», ha commentato.
Ieri in un'intervista a Repubblica il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani aveva criticato il premier Gentiloni proprio perché non aveva riconosciuto quanto la Commissione e la stessa assemblea elettiva stessero facendo. «Inutile puntare il dito contro Bruxelles, ora tocca ai governi uscire dall'immobilismo e scegliere una politica sull'immigrazione che risolva il problema alla radice».
Nel merito, ieri al Consiglio l'Italia ha chiesto una riforma delle regole di Dublino. Ma con poche speranze. Un compromesso possibile è una soluzione ponte per considerare i migranti salvati nel Mediterraneo un problema europeo. Vogliamo sapere «se dobbiamo continuare a cavarcela da soli», ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
Ma anche ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si è irrigidito sulla difesa di Dublino, limitandosi a dire che bisogna bloccare i transiti nel Mediterraneo.
Al Consiglio europeo i premier dei Paesi dei 27 paesi Ue hanno trovato un accordo sulla lotta al terrorismo, con il contrasto più efficace al reclutamento online dei foreign fighters e anche sulla difesa. «Tutti i capi di Stato sono stati d'accordo oggi con la proposta della Commissione europea di creare un fondo di Difesa dell'Ue», ha annunciato Juncker. In sostanza i leader dei 27 si sono accordati per mettere in piedi una cooperazione europea permanente. «Questo è un passo storico perché garantirà una maggiore integrazione nella difesa», ha commentato il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk.
È passata la linea di Emmanuel Macron. Ma non sull'immigrazione. Nei giorni scorsi il neo presidente francese aveva denunciato i Paesi che usano l'Ue come un «supermercato» cercando di «trarre il massimo» dalle istituzioni europee, senza rispettare gli impegni su. Per ora la risposta deiPaesi dell'Est è no. Ed è forse l'unica risposta che contava per l'Italia.
L'altra sarà quella sulla legge di Bilancio del 2018, con la richiesta di flessibilità aggiuntiva da parte del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. L'esperienza insegna che per l'Italia, è difficile vincere due partite contemporaneamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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