Coronavirus

Londra focolaio, la Regina se ne va. E Abramovich offre un hotel ai medici

Oltre un terzo di contagi e decessi nella capitale. Elisabetta II va a Windsor. E il patron del Chelsea aiuta chi è in prima linea

Londra focolaio, la Regina se ne va. E Abramovich offre un hotel ai medici

La Regina, 93 anni, lascia Londra con il principe consorte Filippo, 98, e si trasferisce al castello di Windsor per precauzione. «Entriamo in un periodo di grande preoccupazione e incertezza - ha detto Sua Maestà Elisabetta II in un comunicato, ricordando il senso di unità che ha forgiato la nazione - Sono certa che il Paese sia all'altezza della sfida. La mia famiglia e io siamo pronti a fare la nostra parte». Londra trema e si prepara al blocco totale. Quaranta stazioni della metropolitana sono già state chiuse e il sindaco Sadiq Khan ha annunciato che i trasporti pubblici saranno «ridotti significativamente». «Potremmo considerare ulteriori misure», ha ammesso Boris Johnson, che pure sostiene ci siano «zero possibilità di attuare restrizioni ai movimenti da e per la capitale». È probabile che il primo ministro intenda non isolare la città e si riservi comunque di annunciare lo stop a bar, ristoranti e pub nella capitale, dopo aver chiuso le scuole in tutto il Paese.

L'attenzione e la preoccupazione maggiore in questo momento riguardano Londra. Il focolaio peggiore del Regno Unito è proprio nella capitale, motore del Paese ed epicentro del virus. Dei 2695 contagi registrati fin qui in Gran Bretagna, oltre 900 sono nella metropoli, più di uno su tre. Delle circa 140 vittime su tutto il territorio nazionale, almeno 50 sono londinesi. Come se non bastasse, il secondo dei quartieri più colpiti, dopo Southwark, è Westminster, cuore politico del Paese e possibile luogo di contagio sia per il negoziatore europeo della Brexit, Michel Barnier, che era qui la scorsa settimana, sia per lo scienziato Neil Ferguson, l'infettivologo capace di far inasprire le misure del governo grazie all'allarme sul rischio di 260mila decessi.

È in questo contesto che uno dei grandi magnati russi innamorato di Londra decide di intervenire. Roman Abramovich, patron del Chelsea, affitterà il Millenium Hotel, l'albergo da oltre cento posti letto e ottanta stanze, che confina con lo stadio di Stamford Bridge, e lo metterà a disposizione del personale medico e sanitario dell'Nhs, il servizio sanitario britannico. L'obiettivo? Dare un tetto per almeno due mesi a chi è in prima linea nella lotta al coronavirus, medici e infermieri del nord-ovest di Londra (ma l'offerta potrebbe essere estesa). Costo totale: 600mila euro circa. «Lavoreranno per tante ore e per molti di loro non sarà possibile tornare a casa o lo sarebbe solo a costo di un faticoso pendolarismo», ha spiegato un portavoce del Chelsea.

Abramovich, 53 anni, oligarca da 11 miliardi di dollari grazie al business dell'acciaio, del nickel e del gas naturale nella Russia post-sovietica, ha comprato il Chelsea nel 2003. A causa di una stretta anti-russa, dopo l'avvelenamento di Salisbury, nel 2018 non gli è stato rinnovato il visto britannico e il tycoon è rimasto lontano da Londra, acquisendo nel frattempo la cittadinanza israeliana. L'impegno contro il coronavirus potrebbe essere l'occasione del suo riscatto. In attesa di capire come la situazione si evolverà. Il governo ha varato la legge che dà alla polizia il potere di fermare cittadini sospettati di essere Covid-positivi e di accompagnarli, se necessario, a effettuare controlli sanitari e test. Multe da mille sterline e detenzione per chi viola l'autoisolamento. Il premier dice: «Sconfiggeremo il virus in tre mesi».

E Abramovich promette di estendere l'offerta ai medici di oltre due, se necessario.

Commenti