La vita, ora, ritorna con il contagocce. Nella notte fra venerdì e sabato le viscere del Rigopiano restituiscono ancora quattro prigionieri: Vincenzo Forti e la fidanzata Stefania Galassi; poi il romano Giampaolo Matrone e la venticinquenne Francesca Bronzi. Siamo a quota nove, undici contando anche i due sopravvissuti della primissima ora, ma l'entusiasmo di venerdì, con i salvataggi quasi alla garibaldina anche se in realtà sudatissimi, comincia inevitabilmente a svanire. I soccorritori mettono le mani avanti: «Ancora 24 ore, poi diventerà tutto difficilissimo». «Le condizioni sono estreme» aggiunge il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. E allora si combatte metro per metro, centimetro per centimetro, in una specie di battaglia di Stalingrado in miniatura dentro il resort assassino.
Telecamere. Sonde. Apparecchiature che rilevano i cellulari, impiegate di solito contro la criminalità organizzata. Cani. Si tenta il tutto per tutto per strappare al buio altri uomini e donne intrappolati là sotto. Due in particolare quelli che sarebbero stati localizzati. Ma la cautela è d'obbligo: nella lunghissima giornata di venerdì l'altalena delle notizie e delle indiscrezioni ha alimentato il caos: sono comparse liste di presunti salvati che in realtà erano dispersi; c'è chi ha festeggiato il ritrovamento di concittadini che invece erano ancora sotto la corazza dell'hotel; elenchi su elenchi sono stati diramati e appallottolati in un rotolare di nomi, speranze e disperazione. Un giallo nel giallo poi quello di Stefano Feniello, fidanzato di Francesca Bronzi. Sarebbe lui il decimo superstite, dato per sicuro da ore e ore e addirittura già fuori dal buco secondo alcuni fra i soccorritori. Ma se è stato recuperato non si capisce dove sia finito e il rebus s'ingarbuglia.
Davvero, con l'assottigliarsi del tempo, che purtroppo non è in cassaforte, sale l'angoscia di chi, dopo il disastro iniziale, aveva ripreso a coltivare un filo di ottimismo. La Protezione civile innesta a sua volta la retromarcia: forse le voci captate sono solo rumori. Potrebbero essere crepitii della neve, cedimenti della struttura, altro ancora. Inutile gonfiare bolle di illusione, meglio restare ancorati ai dati nudi: così la fisarmonica della contabilità dopo essere arrivata a quota dieci, se non undici, retrocede a nove.
La battaglia del Rigopiano prosegue al buio, l'oscurità della quarta notte, ma il Rigopiano inevitabilmente fa scuola. Si alzano le temperature e la Protezione civile lancia l'allerta valanghe. Siamo al rischio 4 su 5 in una vasta area dell'Appennino centrale, fra le Marche e il Molise, e allora si procede con le evacuazioni. L'esodo riguarda una quarantina di famiglie, portate via da Pozza, piccola frazione di Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno. I droni hanno sorvolato le montagne della zona e hanno visto grandi masse di neve sul punto di staccarsi. Inevitabile la partenza degli abitanti verso la costa.
Centocinquanta turisti in fuga, più giù in Abruzzo, anche dall'hotel Panorama di Pretoro.Disagio. Paura. Ansia. Comuni isolati. Ma gli occhi di tutti sono puntati sul Rigopiano dove i numeri purtroppo sono sempre gli stessi, inchiodati alle parole col timbro dell'ufficialità: 11 vivi, 5 morti e 23 dispersi.
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