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L'uccellino becca i politici Scatta la censura di Twitter

Nuove norme «per il bene della comunità» Oscurati i messaggi considerati «inappropriati»

L'uccellino becca i politici Scatta la censura di Twitter

Twitter ha alzato la voce. In pratica, la piattaforma dell'uccellino blu invita caldamente i politici a non violare le regole e a stare attenti al linguaggio. Perché giovedì 27 giugno, il social network ha deciso di applicare la dura lex contro le pubblicazioni dei politici che infrangono le regole della piattaforma. Tuttavia, se il contenuto del tweet di un politico violerà le regole, ma sarà degno di nota e di pubblico interesse, resterà. Pena? Una riduzione algoritmica della visibilità del tweet e una bella finestra a scomparsa che oscurerà temporaneamente il contenuto. Quindi anche i nostri politici potranno stare tranquilli. Pace amen. Ciò che scriveranno resterà comunque a futura memoria, basterà che le persone ci clicchino sopra. Il tweet che cerchiamo, lo troveremo sempre: sarà solo meno visibile. Verba volant, twitta manent.

La nuova regola, comunicata da Twitter con un post sul blog (i social network comunicano le liete e le cattive novelle con questi strumenti), sarà applicata agli account che «sono o rappresentano un funzionario governativo, un ufficio pubblico, che dovranno essere considerati per cariche di governo», che hanno più di 100 mila follower e i cui account sono verificati. I tweet problematici saranno preceduti da un messaggio che indica che questi violano le regole del social network, anche se il social ne consentirà la pubblicazione nel «pubblico interesse», spiega Twitter.

Il post di avvertimento inizia così: «La nostra massima priorità è proteggere la salute della conversazione pubblica su Twitter, e una parte importante di questo è garantire che le nostre regole e il modo in cui le applichiamo siano di facile comprensione. In passato, abbiamo consentito a determinati Tweet che violavano le nostre regole di rimanere su Twitter perché erano nell'interesse pubblico, ma non era ben determinato un criterio decisivo su tali scelte». E ancora: «Il servizio della conversazione pubblica include la possibilità per chiunque di parlare di ciò che è importante per lui; questo può essere particolarmente importante quando si lavora con funzionari governativi e personalità politiche. Per la natura delle loro posizioni questi leader hanno un'influenza eccessiva e talvolta dicono cose che potrebbero essere considerate controverse o invitare al dibattito e alla discussione. Una funzione critica del nostro servizio è fornire un luogo in cui le persone possono rispondere apertamente e pubblicamente ai loro leader e renderli responsabili».

Una «funzione critica». «Controverse». Sembra quasi una norma disegnata su Trump. In ogni caso, Twitter continuerà ad agire per il bene della collettività (è ironico), perché un'azienda privata diventa giustiziere e giudice. Poi ci sarà da capire cosa significa pubblico interesse. Che non è semplice. Anche se, da Twitter precisano che «ci sono casi, come minacce dirette di violenza o inviti a commettere violenza», che «difficilmente saranno considerati nell'interesse pubblico». Ma è giusto che sia un social a giudicare un politico? Alla fine, però, che importa? Le regole cambiano, ma per noi comuni mortali resta sempre tutto uguale.

E se Trump dovesse cedere a degli sfoghi, ci penserà l'uccellino blu.

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