Antonio Tajani*L' offensiva terroristica in Africa e il trasloco di gruppi jihadisti dalla Siria in Libia avrebbero dovuto aprirci gli occhi. Incombe il rischio di un'implosione del continente e di un esodo senza precedenti di migranti, anche se le rotte balcaniche sembrano quelle più battute.Anche i morti sembrano avere un peso diverso. I giornali sono pieni di articoli sul triplice attentato a Damasco con oltre 70 vittime, ma basta un trafiletto sulle incursioni che tra Nigeria e Ciad hanno provocato un centinaio di morti (parecchi i bambini, bruciati vivi). Questo strabismo rispecchia la nostra scarsa empatia per l'Africa, come fosse un continente lontano. E questo non è solo immorale, è anche un errore che stiamo pagando in termini politici, economici, di sicurezza. L'assenza di una politica lungimirante e di una vera diplomazia europea verso l'Africa fa sì che stiamo abbandonando i popoli africani, da un lato ai gruppi jihadisti, dall'altro agli investitori cinesi. Così ci sfugge l'importanza sia dei pericoli, sia delle opportunità.Come primo vicepresidente del Parlamento europeo, incontrerò domani il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, che terrà un discorso a Strasburgo. L'Europa dovrebbe riappropriarsi di una visione di respiro sull'Africa, dove opera una miriade di formazioni criminali e jihadiste come Boko Haram, Shabaab e Al-Qaeda nel Maghreb. Nel 2015 sono stati censiti 4.523 attentati in 44 dei 54 Paesi africani. L'Europa deve definire una strategia di lungo termine per mettere in sicurezza la regione, arginare i flussi migratori e stroncare il terrorismo. È necessario un dialogo regolare con l'Unione Africana e i diversi Stati, specialmente con i G5 del Sahel (Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad), e favorire l'insediamento di un «Afripol».Ma sarebbe poi da miopi non riconoscere le opportunità, e queste ultime le stiamo lasciando ai cinesi. Ci sono capitali africane nelle quali la seconda moneta è lo yuan. Da 7 anni la Cina è il primo partner commerciale, con 220 miliardi di dollari di scambi rispetto ai 137 dell'Europa e agli 85 degli Stati Uniti. Dati che sembrano non produrre alcuna seria riflessione. Ormai circa un quarto delle esportazioni dall'Africa subsahariana va in Cina, soprattutto materie prime, rispetto al 4,6% di 15 anni fa.
Insomma, l'Africa rappresenta per le nostre imprese un mercato emergente con un'economia globale di 2 miliardi di dollari e oltre un miliardo di consumatori. È un paradosso che questo immenso bacino di opportunità e insidie resti per noi europei praticamente invisibile. Apriamo gli occhi. *primo vicepresidente del Parlamento Europeo- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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