Nel Movimento dei francescani si finisce sempre per parlare di soldi. Beppe Grillo lunedì è sceso da Roma ad Aversa, provincia di Caserta, per testimoniare in tribunale e ha sorpreso tutti con l'ennesima boutade. «Io e Casaleggio abbiamo fatto tutto gratis per il M5s - ha detto il comico - anzi, ci abbiamo rimesso». Non ci vuole però molta fantasia a capire l'oggetto del contendere nel processo campano: i soldi, sempre loro. Il protagonista della questione è Angelo Ferrillo, ex grillino, ma anche blogger e attivista della Terra dei Fuochi. Ferrillo nel 2015 è stato querelato da Casaleggio per un post scritto nell'ottobre del 2014. L'ex militante si era permesso di avanzare dei dubbi sulla gestione economica e politica delle piattaforme online.
Domande alle quali nessuno ha mai dato risposta. Certo è che durante il sodalizio tra Grillo e la Casaleggio Associati, la pubblicità sul blog valeva un bel po' di grana. Un tesoretto quantificabile, in media, «in circa 500mila euro all'anno» come confermato al Giornale il 25 gennaio da un ex dipendente della Casaleggio. Tutti introiti pubblicitari che finivano nelle tasche dei fondatori. Lo stesso comico è stato costretto ad ammettere: «Il blog aveva fini di lucro, il M5s no». Peccato che per lungo tempo sia stato difficile distinguere il sito di Grillo dal Movimento stesso. L'indirizzo web del blog, fino a prima delle elezioni del 4 marzo, appariva in bella vista nel simbolo del M5s. Un business a metà tra la politica e lo spettacolo. Infatti Adagio, la casa editrice di proprietà dei Casaleggio, ha pubblicato molti «testi politici» del comico. Con conseguente spartizione di guadagni tra autori ed editore. La Casaleggio Associati ha edito anche il racconto del V-Day del 2007 con Dvd in allegato e il libro fotografico del tour di Beppe Grillo Reset, sempre nello stesso anno. Nell'intreccio malsano rientra la strategia di Gianroberto Casaleggio mirata a creare delle web star politiche. Gli interventi infuocati in aula di Di Battista e Di Maio o della ruspante Paola Taverna, erano programmati per diventare dei video «virali» da lanciare sul blog di Grillo. In modo da far schizzare clic e profitti.
Così Grillo nel 2014, all'inizio dell'avventura parlamentare, dichiarava un reddito di 147mila euro, l'anno dopo di 355mila euro. Poi c'è stata la flessione del 2016 (72mila euro) e il gran recupero dell'anno scorso: ben 420mila euro. Non proprio cifre da San Francesco d'Assisi. Soprattutto se si considera che uno degli effetti collaterali della centralità politica di Grillo è stato il rinnovato interesse verso i suoi spettacoli. I biglietti dell'ultimo tour Insomnia, costano 35 euro e in occasione dell'evento di lancio dello show potevano arrivare fino a 100 euro per i fans che sceglievano di sedere nelle prime due file, avere l'opportunità di un aperitivo con l'artista, un selfie, un «abbraccio sudato» e un vasetto di «pesto di Casa Grillo». Numeri da rockstar planetaria, resa celebre dal M5s.
Davide Casaleggio, il dominus della democrazia elettronica, continua a gestire il portale ufficiale «Blog delle Stelle» e manovra Rousseau. Detiene una marea di dati personali utilizzabili a fini commerciali.
E impone ai parlamentari di versare 300 euro al mese per «il mantenimento della piattaforma». Che, in totale, per i 333 eletti, fa 99.900 euro al mese. Quasi 6 milioni di euro in cinque anni. San Francesco si rivolterà nella tomba.
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