Ha smesso di pedalare cinquanta giorni dopo il suo Giorgio. Gli ha tenuto la ruota con tenacia fino alla fine, noncurante di una malattia feroce con la quale ha dovuto combattere per oltre due anni, poi si è lasciata sfilare, come si dice in gergo ciclistico. Adriana Spazzoli, moglie di Giorgio Squinzi, per tutti la signora Mapei, si è spenta l'altra notte dopo aver pianto il 2 ottobre scorso suo marito, anche lui vinto da un male incurabile.
È stata un esempio di intelligenza e tenacia la dottoressa Spazzoli, che con il dottor Squinzi ha costituito una delle più belle coppie dell'imprenditoria italiana nel mondo. Romagnola di Forlì, classe 1948, adorava la lettura e la scrittura, tanto da essere anche giornalista. Poi, a metà degli anni Settanta, dopo essersi sposata e aver messo al mondo Marco e Veronica, è entrata a far parte della Mapei, colosso industriale specializzato in adesivi sigillanti e prodotti chimici per l'edilizia, fondato dal suocero Rodolfo nel 1937, diventandone direttore operativo e strategico del marketing e della comunicazione.
È stata anche quella che ha dato forma e colore al sogno ciclistico di suo marito. Forma e colore grazie ad una maglia e una grafica unica che ha fatto storia ed è diventata nel mondo simbolo vincente. Per nove stagioni la Mapei con la sua maglia a cubetti è stata la squadra più forte del pianeta e la riconoscibilità di quel marchio e di quella maglia è tutto merito della dottoressa, che in verità ebbe con il ciclismo un approccio complicato. Correva l'anno 1994 e Franco Ballerini, impegnato sul pavé della Parigi-Roubaix, si trova a fronteggiare diverse forature. Ma è la seconda che rischia di creare una crisi diplomatica. Il momento è convulso, la concitazione ai massimi livelli, Ballerini, è tra quelli che cercano una ruota per ripartire, Vede due dirigenti Mapei (Alvaro Crespi e la dottoressa, ndr), con le mani vuote e, preso dalla foga, manda tutti cordialmente al diavolo: siamo pur sempre nell'inferno del nord. Una volta sbollita la rabbia e ricostruita la situazione, Ballerini realizza la portata dell'impresa: nella foga ha insultato la moglie del patron. I due si incontreranno qualche ora più tardi. «Mi spiace dottoressa, mi spiace davvero: sa la situazione...». E lei: «Guardi, Franco: stia tranquillo. Oggi ho capito una sola cosa: nel ciclismo anche gli spettatori hanno un ruolo. Se non ce l'hanno è meglio che restino a casa».
Svelta e ironica, la dottoressa. Di un'intelligenza fuori dal comune, era dotata di un entusiasmo contagioso: trascinante. Da ragazza aveva frequentato il liceo classico a Bologna, «da pendolare come usava ai tempi», e in seguito si era iscritta a Scienze Politiche, con indirizzo economico. In quegli anni la facoltà era diretta dal professor Beniamino Andreatta. Il suo relatore alla tesi sul mercato degli adesivi per l'edilizia in Italia è stato Romano Prodi, «diventato poi un caro amico». Prima di indossare i panni dell'imprenditrice, Adriana Spazzoli è stata mamma, di Marco prima, che ha intrapreso da tempo la carriera di chimico industriale e oggi dirige la ricerca e sviluppo del gruppo Mapei, e poi di Veronica, che dopo la laurea in Economia alla Statale a Milano e un master alla Bocconi, si occupa per l'azienda di famiglia della parte strategica e dei nuovi mercati.
Era anche presidente della Fondazione Sodalitas, il volontariato di impresa.
«Sono una neofita, non mi butto facilmente a capofitto nelle avventure, ma dare un contributo al progetto mi è sembrato utile per imparare a costruire, migliorare e crescere dal punto di vista personale», ebbe modo di dire quando fu chiamata a raccogliere l'eredità dall'amica Diana Bracco, che come tanti oggi la piangono e la rimpiangono.
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