L'ultima follia del Pd: "Le grandi aziende dell'energia siano pubbliche"

La galassia rossa sogna il modello Stalingrado: "Enel, Snam ed Eni siano totalmente pubbliche". I renziani: "Il Pd ha sposato l'agenda Bertinotti"

L'ultima follia del Pd: "Le grandi aziende dell'energia siano pubbliche"

La sinistra vuole applicare il "modello Stalingrado" al nostro Paese. L'ultima follia rossa è stata lanciata da Monia Monni, assessore della Regione Toscana all'ambiente, secondo cui bisognerebbe affidare al pubblico la gestione di quella che ha definito una "gigantesca trasformazione". L'emergenza energetica in corso necessita di risposte immediate, concrete ed efficienti. La proposta dell'esponente del Partito democratico? Enel, Snam ed Eni siano pubbliche.

La ricetta del Pd

La Monni sul proprio profilo Facebook ha illustrato le ragioni della sua proposta, sottolineando l'urgenza della conversione energetica. "Le 3 grandi aziende italiane dell'energia (Enel, Snam ed Eni) tornino ad essere totalmente pubbliche", ha scritto l'assessore del Pd. Secondo cui questa è l'unica strada per partorire un "poderoso investimento" nelle rinnovabili e arrivare all'autosufficienza e alla sostenibilità.

Il "no" dei renziani

A spiegare il motivo per cui ciò rappresenterebbe una pazzia è stato il deputato Gabriele Toccafondi, candidato nel collegio uninominale Firenze città metropolitana per il Terzo Polo. Come riportato da La Nazione, il renziano ha messo in risalto che la proposta della Monni non fa altro che confermare la vera natura del Partito democratico: "Il Pd ha sposato l'agenda Bertinotti, altro che Draghi!"

L'esponente di Italia Viva ha fatto notare che la strada indicata dal Partito democratico "implicherebbe l'uscita dalla borsa di queste tre grandi aziende e un salasso micidiale per le esangui casse dello Stato". E in tal senso il sospetto è che il fronte rosso possa rispolverare una ricetta storica tanto cara ma per nulla gradita dai cittadini: "Immagino che il Pd risolverebbe tutto con un'altra bella tassa, la specialità della casa".

La solita sinistra

La sinistra ci tiene a restare ancorata alle proposte del passato, senza neanche abbandonare il "modello Stalingrado". Una realtà di cui l'Italia non ha affatto bisogno, visto che il nostro Paese necessita di altre soluzioni pratiche che di certo non possono contemplare che le grandi aziende italiane dell'energia possano finire nelle mani pubbliche in maniera totale.

Sullo sfondo c'è la classica fissa per le tasse. D'altronde il segretario Enrico Letta aveva iniziato la campagna elettorale promettendo una "dote" per i giovani che compioni 18 anni da finanziare con una tassa di successione. Un'ossessione rossa che non si ferma nemmeno di fronte all'emergenza energetica.

Prima Maurizio Landini (leader della Cgil) ha chiesto di finanziare un nuovo intervento ridistribuendo tutti gli extraprofitti, non solo quelli delle aziende energetiche ma ad esempio anche quelli di banche e

farmaceutici. Poi gli ha fatto eco Andrea Orlando: il ministro del Lavoro non ha escluso la possibilità di alzare l'aliquota della tassa, salendo così sopra il 25% attuale. La solita sinistra, tra "modello Stalingrado" e tasse.

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