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L'ultima gaffe e l'indagine sul generale Riccò: ora la Trenta è in guerra con le stellette

Malumori tra i militari: sperano in un "capo" leghista e in maggiori risorse

L'ultima gaffe e l'indagine sul generale Riccò: ora la Trenta è in guerra con le stellette

Ogni occasione è buona per attaccarsi: tra il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta e quello dell'Interno, Matteo Salvini, ormai è scontro aperto. Ma che c'è dietro? La risposta sta nelle recenti dichiarazioni del vicepremier leghista: «Se avessimo il ministro della Difesa della Lega - aveva detto nel corso di una trasmissione tv - investiremmo di più in Esercito, Marina e Aviazione».

Il fatto è che tra i militari c'è un visibile malcontento. L'amministrazione 5 stelle, è inutile girarci intorno, non funziona: troppi tagli, soldi che mancano per carburante degli aerei, per pezzi di ricambio delle navi, persino per le bollette di acqua, luce e gas. E poi un accanimento nei confronti di quelle stesse divise che la Trenta dovrebbe tutelare.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la notizia lanciata dal Giornale in merito all'apertura di un'istruttoria nei confronti del generale che il 25 aprile aveva abbandonato le celebrazioni per la festa della Liberazione dopo i vergognosi attacchi dell'Anpi.

Istruttoria, fanno sapere fonti vicine a via XX Settembre, che non sarà l'unica. Pare, infatti, che saranno esaminate tutte le posizioni delle divise che si sono schierate dalla parte del generale dell'Aves perché «i militari devono restare fuori da dispute politiche». Concetto che a febbraio scorso era stato espresso dal Cocer interforze per chiedere ai 5 stelle di non fare propaganda sulle spalle delle Forze armate, ma che proprio il ministro non aveva recepito.

Peraltro, qualche stretto collaboratore della Trenta si è preoccupato di informare qualche giornalista di come Riccò «già abbia altre istruttorie in corso». Un attacco pentastellato ai militari, insomma. Un voler dar contro a quegli stessi uomini e donne che la Difesa dovrebbe tutelare. Tanto che il malcontento tra i soldati sta crescendo in maniera esponenziale sia alla base delle Forze armate che tra i generali, che non vedono nei 5 stelle la giusta soluzione per amministrare un comparto così delicato.

La risposta della Trenta non si è fatta attendere. «Non ci era mai capitato prima - scrivono dalla Difesa - di vedere un ministero, l'istituzione, usata a fini elettorali. In questo caso per attaccare il ministro Trenta. Non c'è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell'episodio. Dispiace che il Viminale, il cui titolare è Matteo Salvini, piuttosto che occuparsi della sicurezza del Paese, pensi a un tweet. Dispiace per l'Italia».

Subito dopo, sul Blog delle Stelle, è arrivato il soccorso pentastellato con un articolo dal titolo «La Trenta non si tocca!». «Con i fatti di Napoli e prima ancora di Torino, Roma e San Donato milanese - si legge - non capiamo dove il Viminale trovi il tempo per occuparsi di un tweet. Forse farebbe meglio ad occuparsi della sicurezza del Paese. Oggi si è superata una linea rossa».

Un post che ha scatenato l'ira dei militari: «La Trenta - riportano alcuni di loro al Giornale - pensi a fare il ministro e smetta di usare i suoi uomini per fare la guerra a Salvini. Le Forze armate cadono a pezzi e lei fa campagna elettorale». Sia alla base che a livelli più alti si inizia a guardare con simpatia alla linea politica salviniana e all'operato, ad esempio, del sottosegretario alla Difesa, Raffaele Volpi, sempre impegnato a favore delle divise.

Della Trenta i suoi uomini e donne non apprezzano certe scelte, come quella, ad esempio, di volersi portare nei suoi viaggi di rappresentanza in giro per il mondo, delegazioni troppo numerose, come fu, ad esempio, per il suo recente viaggio in Brasile.

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