Roma. «La busta con i soldi nello zaino? Per gli impiccetti di Princi». In Corte d'Assise la fidanzata di Luca Sacchi, 24 anni, ucciso con un colpo calibro 38 il 23 ottobre 2019 all'Appio Latino, Roma. Anastasiya Kylemnyk, 25 anni ucraina, la «diabolica» compagna della vittima, sguardo fisso, racconta la sua versione, l'ennesima. «Luca e io eravamo in macchina a parlare () stavamo aspettando Princi Giovanni. Quando arriva scendiamo, in via Bartoloni di fronte al pub, ci salutiamo e lui dice che deve fare un impiccetto con la moto e mi chiede di reggere la busta nello zainetto. Una busta marrone del pane. Non l'ho mai toccata, mi sono girata e l'ha messa lui nel mio zainetto». Dei 70mila euro che servono ad acquistare 15 chili di hashish la donna dice di non sapere nulla. Sono quei soldi a far scattare l'idea, in Valerio Del Grosso, 23 anni, il killer, e l'amico Paolo Pirino, 24 anni, di rapinare i ragazzi «bene» della Caffarella capeggiati da Giovanni Princi, 26 anni, figlio di un medico dentista, già condannato per traffico di droga con rito abbreviato a 4 anni. Anastasiya dice di non sapere dello scambio concordato in via Latina con gli spacciatori di San Basilio, alla sbarra per omicidio volontario. Ad accusarla gli emissari dei killer, Simone Piromalli e Valerio Rispoli. I due raccontano che Del Grosso li manda a controllare se gli acquirenti hanno il denaro. Princi lo tira fuori dallo zainetto rosa di Anastasiya e lo fa vedere a Del Grosso, poi ripone di nuovo le mazzette di soldi nella borsa. Anastasiya non vede nulla. Dice. «Quando mi sono girata ho visto Princi con due persone in via Latina. Adesso so che si chiamano Piromalli e Rispoli. Poi Princi mi fa un cenno, mi sono avvicinata lasciando Luca e Domenico (Munoz, un amico, ndr). Lascio lo zaino a terra, prendo il mio cane e torno dal mio fidanzato. Dopo qualche istante Giovanni torna indietro e mi ridà lo zaino. Mi chiede anche le chiavi della macchina e quando apro lo zaino per prenderle non c'era più la busta del pane». Del Grosso rientra nella Smart guidata da Pirino e chiama Marcello De Propris, il narcos che gli presta la pistola del padre: «Non poi capì Marcè quanti so' Me sta a partì la brocca proprio de brutto. Voglio fà un casino». Del Grosso decide di prendersi i soldi senza cedere il carico di droga. Dopo cena Anastasiya aspetta con Sacchi e altri, Princi. L'amico arriva con la busta in mano e la mette nell'auto di Nastja. Poi la recupera e la rimette nel suo zaino. Arrivano i killer. Pirino colpisce la ragazza con una mazza poi si scaglia contro Sacchi che cerca di difenderla. Del Grosso estrae il revolver e spara. «Ho sentito una forte compressione sulla nuca e mi sono piegata su me stessa, ma non ho capito che fosse dolore. Qualche secondo dopo ho sentito Damme sto zaino, mi sentivo tirare e ho allargato le braccia. Non ricordo quanto tempo sono stata a terra dopo il colpo. Poi mi sono tirata sulle ginocchia (...), non c'era più nessuno. Ho visto solo sotto il marciapiede le gambe di Luca. Non mi sono resa conto se fosse uno scherzo, un petardo, non ho realizzato». E scoppia in lacrime. Luca muore il giorno dopo. Denunciato dalla madre, Del Grosso viene arrestato insieme a Pirino.
Lo zaino verrà ritrovato all'uscita Casal Monastero del Grande raccordo anulare, vuoto. «La famiglia di Luca mi ha cacciata di casa. Non sono andata al funerale perché nessuno mi voleva» dice ancora Anastasiya. I genitori di Luca, Alfonso Sacchi e Concetta Galati, scuotono la testa.
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