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L'ultimatum di Costa: "No trivelle o mi dimetto"

Alta tensione nel governo. Un ministro (di peso) minaccia l'addio. Si tratta del generale Sergio Costa, ministro all'Ambiente

L'ultimatum di Costa: "No trivelle o mi dimetto"

Alta tensione nel governo. Un ministro (di peso) minaccia l'addio. Si tratta del generale Sergio Costa che di fatto è ministro dell'Ambiente ed è stato fortemente voluto per questo incarico dal Movimento Cinque Stelle. Il ministro adesso non cede alle pressioni sulle trivellazioni e di fatto rinadisce la sua linea che è un "no" secco a nuovi interventi su questo fronte: "Sono per il no alle trivelle, le trivelle passano per la valutazione di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza".

Una frase che di fatto fa discutere e che potrebbe creare non pochi problemi all'interno del governo. Infine il ministro all'Ambiente ha parlato del Daspo per chi inquina: "Ho costituito con la magistratura e con esperti a livello nazionale la riforma dei reati ambientali per arrivare a due cose: il 'daspo ambientale', perché chi inquina vada via dal territorio, non è degno di viverci e se ne deve andare; poi, chi inquina ha prodotto un tale disvalore sociale che lo Stato deve prendersi tutto il suo patrimonio restituendogli solo la parte che lui è in grado di dimostrare di aver guadagnato in modo lecito. Si chiama inversione dell'onere della prova, legge Falcone-Borsellino, che io applico all'ambiente". Alle "minacce" di Costa ha risposto il viceministro dell'Economia, Massimo Garavaglia che all'Adnkronos afferma: "Sulle trivellazioni Costa deve fare il ministro, non quello che vuole lui" visto che ci sono "atti obbligatori e c'è un iter in corso".

Alla fine all'interno della maggioranza non è stata trovata un'intesa su autorizzazioni e canoni e questo ha comportato una serie di sospensioni e rinvii in Senato, fino al nulla di fatto registrato in serata. Le posizioni "restano distanti" e la trattativa è stata "sospesa" almeno fino a domattina, quando si riunirà nuovamente la Capigruppo di Palazzo Madama. M5s - che assicura di non intendere arretrare - e Lega hanno dunque deciso di prendersi altro tempo per provare ad arrivare a un'intesa sul tema che divide i due alleati di governo. Al momento la situazione viene descritta come "di difficile risoluzione".

Tra le ipotesi al vaglio, anche lo stralcio del tema dal decreto.

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