Un quarto di secolo è passato e Silvio Berlusconi, indossando con eleganza il rispetto nei confronti delle sue istituzioni ha annunciato di non accettare la candidatura proposta dal centrodestra per il Quirinale. Lo ha fatto con il prestigio che gli deriva dall'essere stato il più longevo premier del dopoguerra, rivolgendosi prima di tutto al suo partito, creato molti anni fa per scongiurare un grave pericolo per la democrazia. Berlusconi rinuncia per senso di responsabilità e amore nei confronti del Paese che ha sempre detto di amare. In questo modo ha chiuso una partita che avrebbe potuto trascinarsi per giorni ha anche detto che a suo parere il premier Draghi dovrebbe restare dove è per completare il suo prezioso lavoro. Ieri Berlusconi ha reso noto che la decisione di non auspicare una elezione di Draghi al Quirinale fu presa una settimana fa nel corso di una cena con la sua famiglia e i collaboratori più vicini. Questo annuncio va evidentemente a cozzare con l'annuncio di Giorgia Meloni di volere elezioni anticipate e quindi la fine del governo.
Per quanto riguarda la sua rinuncia, essa arriva quando si è reso conto che avrebbe rischiato di finire in una mera caccia di voti randagi, mentre il suo scopo è quello di mettersi a disposizione della Repubblica da statista, considerato lo stato in cui versa l'Italia tra la catastrofe sanitaria e progetti esaltanti. Quindi, si è chiamato fuori. Ma una volta fuori dalla battaglia per l'elezione del Quirinale come candidato, Berlusconi sembra avere l'intenzione di guida del centrodestra che ha ora la possibilità di esistere o dissolversi, secondo quanto sarò forte la coesione e la forza di volontà che saprà mostrare e avere.
Berlusconi è un uomo oggi maturo e aperto alla pacificazione più di quanto potesse esserlo ai tempi in cui si oppose al piano predisposto per portare il Pci al governo, senza che i partiti della borghesia produttiva e liberale avessero la forza e gli strumenti politici opporsi. La fine è nota: l'operazione lanciata patriotticamente da Berlusconi ebbe successo, ma il cittadino «sceso in campo» ha da allora pagato cara la sua temerarietà e ancora con questo tentativo non riuscito seguita a pagare insieme ai propri elettori - con una via crisi giudiziaria finita nel nulla, ma con lo strascico mediatico di una nube tossica di rancori e pregiudizi al limite del razzismo che sarebbe stato meglio, nell'interesse dell'Italia, fosse cicatrizzata e archiviata proprio con una sua Presidenza come Capo dello Stato. Ma alla fine, il magma dei malumori e delle incertezze ha convinto Berlusconi a sottrarsi senza poter incassare a vantaggio del Paese la pacificazione che anche avrebbe avuto, e che avrebbe rischiato di trasformarsi in una partita inquinata dai giochi della politica degli intrighi e delle trappole. Rispetto e amore per istituzioni del Paese, questo è stato il forte messaggio ricevuti non soltanto dai suoi elettori ma da tutti gli italiani, anche coloro che si dichiarano suoi avversari.
La prudenza, e i familiari, lo hanno poi convinto a sottoporsi a un completo check-up al San Raffaele accompagnato anche dalla senatrice Licia Ronzulli e dal segretario di Fi Antonio Tajani, ho telefonato a quest'ultimo per avere notizie della salute di Berlusconi e il numero due di Forza Italia ha assicurato che sta bene, è stanco ma è ancora un leone, Anche la Ronzulli conferma che Berlusconi «ha preso una decisione in funzione del grande amore e del grande rispetto che nutre nei confronti delle istituzioni e del paese. Con la sua scelta, ha scritto un'altra fondamentale pagina della storia repubblicana appunto adesso però il centrodestra ha una grande responsabilità ed è chiamato a trovare un profilo per affrontare le sfide che attendono il paese e a rappresentare l'Italia nel resto del mondo». Ed ha aggiunto che il leader di Forza Italia «sappiamo tutti che è un Leone e tornerà presto a ruggire».
Il passo indietro di Berlusconi avrà avuto un senso politico oltre che un altissimo senso civico e morale, viceversa se si dovesse arrivare una trattativa al compromesso meno prestigioso e dall'esito incerto, ciò significherebbe la certificazione dell'esistenza in vita di un soggetto politico chiamato coalizione di centrodestra.
Nessuno dall'altra parte potrà dire nulla: il centrodestra maggioritario ha visto sacrificarsi il suo leader più prestigioso per non accendere gli animi aprendo una battaglia incerta e probabilmente sanguinosa e consentire così il possibile trionfo della pacificazione e della unità raggiungibile, ma ciò accadrà soltanto se ogni particolarismo del membri della coalizione tenterà di prevalere sull'altro e se si riconoscerà a Silvio Berlusconi la supremazia politica derivata dalla qualità e dal valore politico e morale della sua rinuncia.
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