Megayacht in fuga dall'Italia. Armatori e viaggiatori super ricchi che abbandonano le nostre acque per cercare i più accoglienti porti francesi, spagnoli, greci, croati, sloveni... È il risultato di una politica fatta di tasse sul lusso, blitz della Finanza sulle banchine delle marine come sulle nevi di Cortina, limiti all'uso dei contanti, farraginose pratiche doganali anche per i rifornimenti. Una politica che, paradossalmente, colpisce proprio il Paese leader mondiale nella produzione delle grandi imbarcazioni, con il suo 38 per cento.
L'hanno chiamata «Sindrome di Robin Hood», nel primo «Forum del lusso possibile», organizzato a Porto Cervo da Federagenti, che riunisce tutti gli agenti marittimi, quelli che hanno il polso della situazione. Il sottotitolo è «Come rovesciare il senso comune e contribuire a cancellare la demonizzazione del lusso», perché secondo i dati in realtà non si toglie ai ricchi per dare ai poveri, ma il contrario. Sembra lapalissiano e invece non lo è: la presenza dei ricchi genera ricchezza per quelli che non lo sono.
Ecco i contenuti shock di uno studio che lega la lunghezza di ogni yacht alla capacità di generare occupazione e dare lavoro a centinaia di famiglie. Una imbarcazione dai 30 ai 60 metri ha 15 uomini di equipaggio, ma mantiene una media di 75 famiglie di lavoratori della manutenzione, elettricisti, tecnici, fornitori di bordo, negozianti. Se si sale nella fascia fra i 60 e gli 80 metri, l'equipaggio è in media di 25 uomini e i vantaggi economici si allargano a 140 persone. Ancora più su, per le «navi» oltre gli 80 metri, parliamo di occupazione permanente per 50 membri dell'equipaggio, anche a rotazione e di lavoro e reddito per oltre 250 famiglie.
«Il problema - spiega Giovanni Gasparini, presidente della sezione yacht di Federagenti - è che in Italia si collegano gli yacht all'evasione fiscale o comunque ad atti illeciti. Si guarda a questa industria e a questo tipo di turismo di alto livello come a qualcosa di sporco. E invece di sfruttare le grandi possibilità del settore, si fanno provvedimenti punitivi che spingono questi viaggiatori in altri Paesi. E ci vanno per questioni di principio, non perché non vogliano o non possano pagare».
No, i soldi non sono un problema per i frequentatori degli yacht. Sapete quanto spende in un anno una delle barche per crociere di lusso, con al massimo 12 ospiti? Dai 2,35 milioni di euro in media per la categoria più «piccola» fino ai 6 milioni e 750mila di quella più grande. Denaro che dai ricchi passa ai più «poveri», per tornare alla metafora di Robin Hood. E allora, demonizzare il mondo della grande nautica, allontanare le barche della ricchezza, diventa una politica boomerang. Una miope affermazione ideologica, con disastrose ricadute economiche. Vuol dire «regalare» un enorme business agli altri Paesi, più furbi e accoglienti.
E questo in un'Italia penisola che dovrebbe avere tanti porti efficienti e competitivi su ogni costa. Un'Italia dove il mercato dei grandi yacht si traduce in un fatturato di 2,5 miliardi di euro e in 13mila addetti. «Per la nostra industria turistica - dice il presidente di Federagenti, Michele Pappalardo - questo mondo è prioritario. Attiva un effetto moltiplicatore senza paragoni. È arrivato il momento che il Paese s'interroghi su quali sono i settori dove cercare reddito e occupazione».
Oltretutto, assilliamo di controlli fiscali arabi, cinesi o russi, comunque stranieri che le tasse in Italia non le pagano. Meno del 2 per cento degli yacht nel Mediterraneo ha proprietari italiani. Oggi la flotta mondiale ne conta 5.164, nel 2020 saranno 6.044. E il noleggio delle più grandi imbarcazioni può costare 800mila euro alla settimana. Gasparini spiega che nel 2014 i grandi yacht hanno «toccato» più di 6.300 volte i porti italiani, ai tempi d'oro si arrivava a 8.500.
«In Sardegna, in particolare - dice -, ci sono gravissimi problemi economici per la deindustrializzazione dell'area del Sulcis. Perché non favorire lo sviluppo di questo settore che potrebbe assorbire tanti lavoratori in più?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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