Il M5S al bivio: puntiamo sul talento o diventiamo casta?

Il sindaco di Roma Virginia Raggi sta lavorando per ottenere la ricandidatura. Nel Movimento si discute per rivedere il limite dei due mandati e, ora, sperano anche i parlamentari...

Il M5S al bivio: puntiamo sul talento o diventiamo casta?

“Come sarebbe possibile a Roma non far continuare il lavoro a Virginia Raggi? È un po’ come se Giulio II, il Papa delle arti, avesse impedito a Michelangelo di terminare la Cappella Sistina”. Tutto il dibattito interno al M5S sulla possibile ricandidatura della sindaca pentastellata è nato da questa semplice battuta del consigliere comunale Paolo Ferrara.

La Raggi vicina alla ricandidatura

Da quel momento la Raggi ha colto la palla al balzo e ha iniziato a sondare il terreno per abbattere un totem che, fino a poco tempo fa, sembrava indistruttibile: il limite dei due mandati. "In molti mi stanno chiedendo di ricandidarmi”, ha dichiarato prima di far visita a Luigi Di Maio alla Farnesina e ad Alessandro Di Battista nella sua casa privata per ottenere il loro benestare all’operazione. Il capo politico Vito Crimi è intervenuto ieri a Radio Anch’io per smorzare i facili entusiasmi di quei grillini che speravano di poter fare una terza legislatura: “Per i sindaci, avendo fatto un mandato da consiglieri comunali, credo che per loro il mandato zero debba valere. Non è in discussione – ha aggiunto - il limite complessivo dei due mandati per i parlamentari, vorrei chiarirlo". Nonostante questa precisazione tra i deputati e i senatori pentastellati si è aperta un’attenta riflessione sull’opportunità di modificare una norma fondante del M5S.

Il ruolo degli Stati Generali

Il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento, Gianluca Castaldi, sentito da ilGiornale.it, sottolinea che ricandidare la Raggi non mette in discussione il vincolo dei due mandati per i parlamentari perché si tratta di “livelli istituzionali differenti e una cosa è fare il consigliere comunale, un'altra è fare il senatore o il deputato. Su questo è giusto riflettere e valutare le diverse possibilità". Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera, ribadisce che, prima di qualsiasi modifica, è necessario fare un’attenta valutazione proprio perché si sta parlando di “una delle nostre regole base” e, semmai tale deroga dovesse riguardare anche i parlamentari “non dovranno decidere i diretti interessati, ma dovrà essere una decisione collegiale prima attraverso la piattaforma poi eventualmente gli Stati Generali”. Sulla stessa lunghezza d’onda si posiziona Sergio Battelli, presidente della Commissione Affari Europei della Camera che ci dice: “La regola, a mio avviso, va bene così ma, da parlamentare al secondo mandato, non mi esprimo perché sarei in conflitto di interessi. Eventualmente di questo si discuterà tutti insieme entro la fine dell’anno quando si terranno gli Stati Generali”.

Limite dei due mandati? Via solo per la Raggi

Matteo Mantero, senatore vicino alle posizioni del presidente della Camera Roberto Fico, esprime, invece, tutta la sua contrarierà ad ogni ipotesi di abolizione della norma, quindi anche a una ricandidatura della Raggi: “C’è già stata una deroga per i consiglieri regionali e comunali, ma non vedo perché si debba derogare ulteriormente”. Il limite dei due mandati è un cardine del Movimento che, secondo alcuni grillini della prima ora come Mantero, deve restare altrimenti si rischia che venga meno il principio secondo cui “la politica non deve essere una professione, ma limitata a un periodo di tempo in cui un cittadino presta la sua azione per la comunità”, spiega ancora il senatore ligure. Secondo il deputato Pino Cabras, però, nel caso della sindaca della Capitale “l’opportunità di una ricandidatura prevale sulle ragioni di coerenza morale di non professionalizzazione della politica che abbiamo difeso finora con le unghie e con i denti” visto e considerato che “terminata la sua esperienza in Campidoglio, credo che la Raggi tornerà nel mondo delle professioni”.

Possibilista anche il deputato Andrea Colletti che ricorda come la prima consiliatura della Raggi, a causa della caduta della giunta Marino, fosse durata appena due anni. Quello, perciò, sarebbe da considerarsi come una sorta di ‘mandato zero’ e ciò spianerebbe la strada della Raggi verso il ‘tris’. Il limite dei due mandati per i sindaci, quindi, presto o tardi, si avvia ad andare in soffitta così come avvenuto già per alcune regole di comportamento che sembrano essere già nel dimenticatoio. “Non credo che ci debbano essere troppe regole tabù ad eccezione del fatto che i nostri candidati non debbano avere condanne passate in giudicato per fare politica”, spiega il deputato abruzzese che, in ogni caso, non sarebbe propenso a concedere il terzo mandato in uno stesso ente. “È giusto, però, che certe norme mutino. Ci sono delle regole che potevano sembrare giuste, ma che nella realtà dei fatti possono sembrare sbagliate”, spiega Colletti riferendosi, per esempio, all’uso dello streaming che è stato abbandonato perché “in alcuni casi dava dei vantaggi agli avversari”.

Il M5S in cerca di talento...

Il senatore torinese Alberto Airola sarebbe lieto se anche Chiara Appendino potesse ripresentarsi alle elezioni “perché, quando ti consegnano una città come Torino che usciva da 30 anni di amministrazione farlocca, cinque anni di amministrazione non bastano per cambiare le cose”. E aggiunge: “È come avere in gestione Cernobyl e pretendere che le margherite crescano schioccando le dita. Ci vuole tempo”. Per i parlamentari, invece, il discorso è leggermente diverso: “Sicuramente chi è già stato in Parlamento e ha dimostrato certi atteggiamenti è affidabile. Chi arriva dal niente, può non essere affidabile. Ci sono tante persone, da Grassi a Paragone, che hanno tradito il mandato del partito con cui sono stati eletti”. Insomma, “persone oneste e competenti non si trovano sotto i cavoli…”, lascia intendere Airola.

Il senatore Emanuele Dessì, invece, va oltre e senza mezzi termini dice: “La regola dei due mandati è anacronistica, ideologica e non ha nessun riscontro nella realtà amministrativa degli enti locali che hanno bisogno di esperienze specifiche che richiedono molto tempo”. Il M5S, dopo dieci anni dalla sua nascita, è ormai a tutti gli effetti un partito più ‘di governo’ che ‘di lotta’ e, pertanto, sembra volersi affidare di più a politici d’esperienza e di talento “che – chiarisce Dessì – non tutti hanno”. E il rischio di diventare casta? “Quello non c’entra nulla.

Chi ha talento deve essere messo in condizione di continuare ad esercitare il proprio ruolo, indipendentemente da regole che ci siamo dati in una prima fase in cui era ancora tutto in costruzione”, sentenzia il parlamentare grillino, strenuo sostenitore del governo giallorosso e della Raggi.

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