La «salita» al Nord di Luigi Di Maio la racconta al Giornale uno stimato professionista lombardo, un «mediatore» tra la linea ortodossa di Beppe Grillo e Roberto Fico e l'ala governista rappresentata dal capo politico e Davide Casaleggio. Il personaggio è vicino sia al comico fondatore sia al candidato premier. E spiega: «Comunque andrà a finire con il governo, Di Maio ha deciso di puntare molto sulle realtà produttive del Nord Italia. Si partirà a breve con un ciclo di incontri con professionisti e imprenditori, categorie sempre più interessate all'evoluzione del Movimento cinque stelle». Tra una telefonata con Salvini e un'apertura al Pd, il leader del M5s ha parlato, privatamente, della «questione settentrionale» e delle prossime mosse sul territorio già a margine di Sum#02, la kermesse organizzata a Ivrea dall'associazione Gianroberto Casaleggio.
Casaleggio junior condividerebbe l'approccio «moderato», con l'obiettivo di «contendere alla Lega e al centrodestra un pacchetto di consensi potenzialmente alto per il M5s». Beppe Grillo, in contatto con Fico, sembra meno sedotto dall'operazione. Spaventato da un progressivo «snaturamento» della sua creatura politica. Con loro ci sono una marea di attivisti e un buon numero di parlamentari, soprattutto meridionali, che non si rassegnano al «dimaismo». Così Di Maio rimane sballottato tra destra e sinistra. Tentato da «un ritorno alle urne nel più breve tempo possibile». E Fico fa l'istituzionale e invita le forze politiche «a fare un governo che alla fine riesca a risolvere i problemi, come la gente ci chiede». Ma il candidato premier ha in testa la «questione settentrionale del M5s». Da risolvere «per poter mandare a casa i vecchi partiti e cambiare l'Italia». Ragionano Di Maio e i suoi: «Siamo in crescita al Nord, e l'impegno in campagna elettorale ha dato già qualche frutto ma è ancora troppo poco». Soprattutto per una «forza nazionale», come ha detto Di Maio all'indomani delle elezioni politiche, paragonando il Movimento alla Lega di Salvini: «Un partito territoriale».
I dioscuri vincitori del 4 marzo continuano a studiarsi. Se il lumbard, ormai da qualche anno, tenta lo sbarco al Sud, il ragazzo di Pomigliano vuole conquistare la Padania. Un proposito non facile. Perché c'è bisogno di uomini e mezzi. Tra le pedine nordiste c'è il rodato Riccardo Fraccaro, trentino ma nativo di Montebelluna in provincia di Treviso, e sta emergendo la figura del lombardo Stefano Buffagni. Neo deputato, consigliere regionale uscente, nato a Bresso nella provincia Nord di Milano, attualmente fa il commercialista in uno studio del capoluogo. Ma ora si vede sempre più spesso accanto a Di Maio. Lo ha scortato in campagna elettorale durante gli incontri in Lombardia, ha fatto da accompagnatore nel salotto buono del Forum Ambrosetti di Cernobbio e il 14 marzo scorso era presente alla riunione del leader pentastellato con i vertici della Confcommercio milanese. Gli altri «proconsoli» nel Nord produttivo sono il giornalista Gianluigi Nuzzi e l'imprenditore e finanziere Arturo Artom. Rodato anche quest'ultimo e ormai presenza di punta nella «Leopolda» di Ivrea. Sono gli uomini che provano a far dimenticare l'addio dell'eurodeputato trevigiano David Borrelli, tassello chiave nel Triveneto, già ufficiale di collegamento con la Lega.
In questa spaccatura territoriale restano fedelissimi a Di Maio i luogotenenti campani e siciliani, Vincenzo Spadafora, il giovane rampante Luigi Iovino, Alfonso Bonafede e Giancarlo Cancelleri.
Il gruppo di Roberto Fico sta giocando nella stessa squadra di Beppe Grillo. E tra gli ortodossi i più malpancisti sono il calabrese Nicola Morra e la napoletana Paola Nugnes, vicinissima al presidente della Camera e espressione della «sinistra grillina».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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