C'è un filo rosso che lega la foga grillina sul conflitto d'interessi, l'attacco di Luigi Di Maio a Matteo Salvini per una telefonata con Silvio Berlusconi, il post sul Blog di Beppe Grillo contro il leader di Forza Italia. La motivazione è strettamente politica e si può ricercare in altri segnali, distribuiti qua e là, che il capo politico del M5s sta mandando negli ultimi giorni. Ed è confermata da voci vicine a Di Maio e fonti in stretto contatto con Davide Casaleggio. Il vicepremier grillino lo va ripetendo ormai esplicitamente. Prima ci sono state le dichiarazioni di lunedì, in cui il leader pentastellato ha detto di battersi contro gli «estremismi». Da «mandare all'opposizione» attraverso il voto al Movimento, e in riferimento alle tensioni di piazza che hanno visto protagonista Salvini. Secondo Di Maio sarebbe «tornata una divisione tra estremismi» in grado di turbare e destabilizzare il clima politico in Italia. Ieri in un'intervista a La Repubblica, il capo dell'ex partito del «Vaffa» l'ha detto a chiare lettere: «sono una persona moderata».
E qui arriviamo al punto. Che ruota tutto intorno all'ennesima «svolta» impressa dal vicepremier ai Cinque stelle. Viene spiegato da fonti grilline come il cambio di passo nei confronti del partner leghista sia tutto fuorché una «svolta a sinistra». Anzi, l'obiettivo di Di Maio è ben diverso e consiste nella volontà di occupare lo spazio politico dei «moderati». Ed ecco che risulta chiaro il nervosismo grillino di fronte ai segnali di un riavvicinamento, a livello nazionale, tra Salvini e Berlusconi. Con conseguente offensiva ai danni di un Cavaliere capace di riportare la Lega nell'alveo del centrodestra.
Un'eventualità che cozza con i piani studiati a tavolino nel quartier generale del M5s. Il centrodestra, nella situazione attuale, andrebbe a disfare la tela «moderata» tessuta da Di Maio con lo scopo di avere come competitor l'«ultradestra» evocata nell'intervista a Repubblica, ovvero un'asse «sovranista» composta esclusivamente da Lega e Fratelli d'Italia. Lo scenario è speculare a livello europeo. Dove, come è stato spiegato da La Stampa poco più di un mese fa, i grillini punterebbero a diventare l'ago della bilancia nel prossimo Europarlamento, andando a soccorrere un'ipotetica coalizione anti-sovranista formata da popolari e socialisti. In questo senso vanno lette alcune dichiarazioni concilianti di Di Maio nei confronti di Angela Merkel, punta di diamante tedesca nel campo del Ppe.
In Italia, oltre al Pd di Zingaretti, le pedine del risiko «grillin-moderato» sono il premier Giuseppe Conte e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il primo si sta prestando al gioco, il secondo è ancora freddo dopo la surreale richiesta di impeachment proposta l'anno scorso dal Movimento. Per il momento, a nulla sono valse le scuse pubbliche del capo politico, né i suoi tentativi di allacciare un rapporto più stretto con il Quirinale.
L'ultima adulazione, in ordine di tempo, è andata in onda il 10 maggio scorso sugli schermi di La7, durante la trasmissione L'Aria che Tira. «Siamo fortunati ad avere Mattarella come presidente della Repubblica», si è battuto il petto Di Maio, sperando che Salvini e Berlusconi restino a distanza di sicurezza l'uno dall'altro.
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