Macchiarini e il primo sequestro-lampo delle Br

L'ex dirigente della Sit Siemens «processato» nel 1972: fu il primo atto dei terroristi rossi

Macchiarini e il primo sequestro-lampo delle Br

Milano Un nome diventato simbolo: Idalgo Macchiarini. La sua foto, con due pistole premute sulle guance e un cartello appeso al collo con la stella a cinque punte, segna la storia del terrorismo italiano e l'incipit delle Brigate rosse. Era il 3 marzo 1972 e il sequestro lampo del dirigente della Sit Siemens durò venti minuti di orologio, ma quei venti minuti segnano il primo capitolo degli anni di piombo e il debutto sulla scena della prima generazione di terroristi: Renato Curcio e la sua donna Mara Cagol che successivamente sarebbe stata uccisa in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine, Alberto Franceschini, Mario Moretti, l'unico capo che sarebbe sgusciato sempre fra retate e arresti, avrebbe condotto sei anni più tardi, nel 1978, l'interrogatorio del prigioniero Aldo Moro e sarebbe stato ammanettato solo nel 1981.

Tre componenti miscelate all'ombra della Madonnina: i duri di Reggio Emilia, fuoriusciti dalla Fgci, come Franceschini che non avevano mai abbandonato il sogno della rivoluzione che il partito Comunista con la svolta di Salerno aveva progressivamente mandato in soffitta; gli studenti di sociologia di Trento, come Curcio; e gli operai reclutati a Milano, alla Sit Siemens, come Moretti.

L'atto di fondazione è un pranzo in una trattoria in provincia di Reggio Emilia, nell'agosto 1970 e a cui partecipano un'ottantina di militanti, provenienti da Sinistra proletaria e dal Collettivo politico metropolitano.

È l'onda lunga del Sessantotto: nascono le formazioni della sinistra radicale, ma c'è anche chi punta dritto verso la lotta armata. Già il 14 agosto alla Sit Siemens compaiono i primi volantini, ma si tratta di gesti da educande al confronto con la mattanza che seguirà negli anni successivi. La prima azione importante è proprio il rapimento di Macchiarini, scomparso qualche giorno fa a Imperia dopo essere rientrato nell'anonimato. Lo rilasciano quasi subito. E nel volantino di rivendicazione lo definiscono «un cane rognoso», per poi concludere con un motto che risuonerà cupo infinite volte nella stagione degli omicidi seriali: «Colpirne uno per educarne cento».

La forza della formazione viene sottovalutata, anche se i primi arresti arrivano già nel '72 grazie all'infiltrato Marco Pisetta. C'è un pregiudizio culturale che impedisce di leggere la realtà per quello che è: a sinistra ritengono le Br sedicenti, fascisti travestiti o manovrati da indecifrabili poteri forti. Ci vorrà l'onestà intellettuale di Rossana Rossanda, che conierà l'immagine suggestiva dell'album di famiglia, per scoprire l'ovvio. Ma con grave ritardo.

Intanto, il servizio d'ordine di Lotta continua, uno dei gruppi più dinamici della sinistra a sinistra del Pci, si militarizza e va verso il partito armato: è la genesi di Prima linea, l'altra grande sigla dell'eversione tricolore. Vengono da Lc Ovidio Bompressi e Leonardo Marino che il 17 maggio 1972, a Milano, uccidono il commissario Luigi Calabresi.

Le Br vanno avanti con i sequestri e le azioni dimostrative ma il sangue resta

un tabù. Fino al 17 giugno 1974 quando ammazzano Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, prime croci di una Spoon River interminabile che si concluderà solo alla fine degli anni Ottanta; con nuove fiammate dopo il Duemila.

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