Paolo Manzo
Difficile, almeno a vedere la tv di Stato VTV ieri, che il presidente Nicolás Maduro dia ascolto ai 7 milioni di venezuelani che domenica hanno detto «no» alla sua Costituente comunista. «Il loro voto è incostituzionale», ha tuonato in diretta tv il delfino di Chávez, «Sono degli imbroglioni, uno di loro ha votato anche 17 volte», ha aggiunto Jorge Rodríguez, coordinatore della Costituente che, il prossimo 30 di luglio, chiuderà il Parlamento per trasformare in una nuova Cuba il Venezuela, «sono solo squallidi servi dell'Impero come Vicente Fox» ha chiosato il ministro degli Esteri di Maduro, mentre firmava l'ordine d'espulsione dell'ex presidente messicano.
No, gli oltre 7 milioni di venezuelani che l'altroieri hanno sfidato il regime sono degli eroi perché - nonostante le minacce del governo, il boicottaggio del Consiglio elettorale e nonostante siano stati abbandonati dalle forze armate in balia di delinquenti armati che qui chiamano collettivi - sono riusciti ad organizzare in 15 giorni un referendum con tutti i crismi della legalità. Già, legale perché indetto dal Parlamento, come recita l'articolo 70 di quella Costituzione voluta da Chávez nel 1999 che però, ormai, Maduro calpesta ogni giorno. Ed eroiche sono le donne di Catia, uno dei quartieri più popolari di Caracas un tempo feudo chavista, che dopo avere respinto per due volte gli sgherri del regime che volevano impedire il voto, sono state mitragliate al terzo attacco mentre erano in fila al seggio. Ed eroe è anche il reporter del sito Caraota Digital, Luis Olavarrieta che aveva filmato tutto ma, sotto l'occhio vigliacco della polizia bolivariana, è stato malmenato brutalmente e derubato di tutte le immagini che aveva dai collettivi assassini di Maduro. Ora Luis è all'ospedale. La 61enne Xiomara Escot, invece, è morta senza votare. Altre donne sono state ferite e 300 elettori rifugiatisi nella Chiesa de El Carmen per sfuggire all'assedio chavista ce l'hanno fatta ad uscirne vivi dopo molte ore solo grazie all'intervento del cardinale Jorge Urosa Savino.
No, è quasi impossibile che Maduro ascolti la comunità internazionale che gli chiede di annullare la sua Costituente per riprendere, invece, il memorandum di Pietro Parolin, il Segretario di Stato vaticano che lo scorso 2 dicembre in 4 punti aveva indicato la soluzione per uscire dalla crisi.
Primo, «l'apertura di un canale umanitario», secondo «il rispetto del Parlamento», poi «la liberazione dei prigionieri politici», infine «il rispetto del processo elettorale». Maduro non cede perché sa che, se lo facesse, presto potrebbe rispondere all'Aia per i suoi crimini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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