Coronavirus

Mai così pochi morti da un mese. "Presto altri fondi alla sanità"

In un giorno 174 decessi, calano ancora contagi, e rianimazioni. Speranza: "Risorse nel prossimo decreto"

Mai così pochi morti da un mese. "Presto altri fondi alla sanità"

Mentre contagi, decessi e terapie intensive calano e i guariti aumentano quotidianamente, da Roma si annuncia uno stanziamento straordinario (un po' tardivo) per rinforzare l'assistenza sanitaria territoriale. Quella risicata, che per troppo tempo è rimasta orfana di personale nei Dipartimenti di prevenzione e abbandonata alla buona volontà dei medici di famiglia che si sono battuti contro il coronavirus senza saturimetri né mascherine.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha confermato che i soldi (non si sa quanti) saranno previsti nel prossimo Dpcm e ammette che molte carenze dovranno essere colmate al più presto. «La nostra Sanità dovrà essere in queste settimane sempre più forte, più veloce, più capace di offrire domiciliarità, assistenza sul territorio, vicinanza quando si sviluppa un focolaio», ha sottolineato il ministro, aggiungendo che altre risorse saranno dedicate ai presidi sanitari Covid, per farli diventare ospedali di riferimento permanenti. «Gli ospedali misti tendono ad amplificare i contagi», ha ammesso Speranza, che non si sente per nulla tranquillo riguardo alla parziale apertura che scatta oggi. «In me prevale ancora un sentimento di grande preoccupazione, siamo dentro la crisi, guai a pensare che sia tutto finito e che i problemi siano risolti. L'epidemia è ancora in corso».

La realtà la vediamo dai numeri offerti ieri dalla Protezione civile, alti ma in costante flessione. Ci sono ancora 17.242 pazienti ricoverati con sintomi negli ospedali italiani di cui 1.501 in terapia intensiva, anche ieri in diminuzione (-38). Si contraggono anche i nuovi contagi, ieri sono stati 1389 (l'altro ieri 1900), aumentano costantemente i guariti, ieri 1740 (il giorno prima 1620), diminuiscono i decessi, ieri 174 (contro i 192 del giorno prima). Anche in Lombardia i dati migliorano: sono 526 i nuovi positivi, le persone guarite 417, i ricoveri 80 in meno, ridotti di 13 anche i posti in terapia intensiva. A Sondrio ancora zero casi.

Complessivamente, i dati ufficiali ci dicono che dall'inizio dell'epidemia di Coronavirus, almeno 210.717 persone hanno contratto il virus e sono il 3% i positivi scovati da 44.935 tamponi effettuati. «L'epidemia si sta riducendo» ammette il ministro Speranza. «Ci lasciamo alle spalle quattromila terapie intensive, una curva del contagio che si è ridotta a meno di uno (una persona infetta meno di un'altra persona) prima ne infettava anche tre o quattro».

Ma non abbiamo ancora ucciso il virus. L'unica cosa certa è che «molti contagi sono avvenuti in famiglia, soprattutto in Lombardia», aggiunge Massimo Galli, direttore del reparto di malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano. E per l'esperto è «clamorosamente mancato l'intervento sul territorio, con qualche eccezione come il Veneto. Si poteva, si doveva e deve essere fatto di più, ad esempio nel tracciare i contagi nelle famiglie e nei loro contatti. E questo non lo si è fatto nemmeno sperimentalmente aggiunge puntando il dito verso la strategia generale adottata nei mesi scorsi - Ora si torna al lavoro, ma bisogna applicare precise regole e monitorare i lavoratori».

Il controllo, dunque, va esteso: deve coinvolgere non solo le famiglie ma anche le aziende e gli uffici.

«Ora stiamo passando da un intervento drastico di chiusura, semplice nelle caratteristiche e pesante nelle conseguenze, ma che ha ottenuto validi risultati, ad una situazione in cui apriamo con mascherina, guanti e distanza e una forte speranza nello stellone».

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