Sembra passato un giorno. E invece è trascorso già un anno. Un anno da quel maledetto decreto, definito dal governo Renzi, «salvabanche», ma che ha salvato solo gli amici banchieri e mandato in rovina 140mila obbligazionisti e azionisti.
Era una domenica, quel 22 novembre del 2015, e in 24 ore, Renzi e soci hanno azzerato i titoli di migliaia di famiglie senza alcuna ragione. I risparmiatori di Banca Etruria, riuniti nell'Associazione Vittime del Salvabanche, hanno deciso così di celebrare questo annus horribilis, con un sit-in di protesta, stamani alle 11 davanti a Palazzo Koch, la sede di Banca d'Italia a Roma (insieme ad Adusbef, Federconsumatori, Fratelli d'Italia, Lega e M5S). Un'occasione per tirare le somme circa le tante promesse (mai mantenute) fatte da Renzi. Un anno perso senza dare risposte a risparmiatori e dipendenti dei 4 istituti. Numero uno: il più volte bandito decreto sugli arbitrati non è mai uscito, impedendo così a migliaia di obbligazionisti di potersi tutelare. Numero due: non è mai stata istituita da parte del governo una commissione parlamentare d'inchiesta volta ad accertare cause e responsabilità sul dissesto delle quattro banche. Numero tre: a un anno dal crac, Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche, dette zombie bank, versano ancora in uno stato di agonia, e potrebbero essere svendute con una operazione di facciata, a Ubi Banca, e il sistema bancario dovrà iniettare nel Fondo di risoluzione un altro milione e 600mila euro per portare a termine la cessione che si preannuncia già in perdita. Numero quattro: dei 140mila risparmiatori truffati ne verranno rimborsati in modo parziale (all'80%) a malapena 4mila e non è chiaro ancora se i rimborsi verranno tassati al 26%.
Sul fronte dell'inchiesta invece, che vede coinvolto anche l'ultimo vice presidente di Banca Etruria, Pier Luigi Boschi, padre della ministra, la procura di Arezzo ha accertato che si trattò di truffa. Molti correntisti sono stati indotti ad acquistare obbligazioni tossiche senza essere stati informati sui rischi. Il pool di pm coordinati dal procuratore capo, Roberto Rossi, ha chiuso le indagini per 30 direttori di filiale.
Ma prosegue anche l'altra tranche dell'inchiesta che riguarda i vertici della banca e in particolare i 34 dirigenti degli ultimi due cda dei quali faceva parte anche babbo Boschi, accusato di bancarotta e indagato pure da Consob che sta preparando per tutti sanzioni salatissime (250mila euro).
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