Sarebbe caduto una quindicina di giorni fa, ma solo ora è possibile valutare i gravi danni che ha procurato. Sono i classici segni di un fulmine quelli che sono stati individuati in cima alla facciata esterna della trecentesca Cappella degli Scrovegni di Padova. Il basamento di pietra che sovrastava la struttura è stato frantumato dal lampo e non c'è traccia della croce di ferro che sosteneva: è stata recuperata poco dopo l'incidente, da alcuni tecnici incaricati dal Comune, perché giudicata pericolante; una croce di inestimabile valore, se è vero che alcuni esperti ritengono possa risalire a oltre settecento anni fa e che potrà tornare al suo posto solo dopo il restauro. Per fortuna non sono stati danneggiati gli affreschi realizzati da Giotto nei primi anni del Trecento, fra i più importanti capolavori dell'arte internazionale. Le polemiche, tuttavia, incalzano, fra chi ritiene sicura la famosa Cappella, e chi invece invoca da tempo la necessità di nuovi interventi per la sua corretta conservazione (benché un ciclo di lavori si sia concluso da pochi anni). In ogni caso stupisce che siano dovute passare due settimane per sapere qualcosa dell'accaduto. E che la notizia, di fatto, abbia preso il largo per merito di un'associazione culturale padovana, gli «Amissi del Piovego», e non dell'amministrazione della città. Ma i diretti interessati spiegano che la notizia sarebbe stata diramata subito dopo avere preso atto dei risultati della perizia in corso, affidata l'11 agosto a un'azienda incaricata di fornire un preventivo per il recupero della struttura. Forse non ha funzionato a dovere il parafulmine, o forse sta davvero divenendo difficile contenere le furie temporalesche che sempre più spesso si abbattono sul nostro Paese. Stando agli enti che monitorano l'andamento dei fulmini e delle saette in Italia, da un po' di anni a questa parte, il loro numero è in costante crescita: 566mila fulmini nel 2013, 527mila nel 2014 (fino a oggi). Con picchi in alcuni giorni, come il 26 luglio, con 50mila saette. Questi i dati forniti dal Sirf, Sistema italiano di rilevamento di fulmini, del Cesi di Milano.
Lo dimostrano anche vari casi di cronaca. Il 16 agosto, nel bellunese, a causa di un fulmine, è morto un uomo di 49 anni; l'8 luglio, a Campomarino di Maruggio, in provincia di Taranto, è rimasto folgorato un bimbo di 8 anni; il 18 giugno è stato colpito da una saetta un uomo di Castelforte, in provincia di Latina. Il fenomeno, in realtà, non riguarda solo l'Italia. Accade anche all'estero. Il 17 luglio, in Norvegia, un fulmine ha colpito 4 persone, uccidendone una. Cosa sta succedendo? Gli scienziati ritengono che ci sia stato un incremento dei fenomeni temporaleschi e con essi un aumento degli episodi legati alle scariche energetiche che si sprigionano dal cielo. Ma non è facile capire il perché. In parte s'imputa il problema al surriscaldamento globale, e ai conseguenti eventi climatici estremi; ma si punta il dito anche sull'azione solare. Secondo i ricercatori dell'Università di Reading nel Berkshire (Regno Unito) esiste una correlazione fra le particelle energetiche emesse dalla nostra stella e le folgori. L'arrivo del vento solare provoca un'impennata dei fulmini. Un esperimento ha permesso di calcolare 321 fulmini nei 40 giorni precedenti l'arrivo delle particelle cosmiche, passati poi a 422 nei 40 giorni successivi.
Si pensa che il vento solare sia in grado di modificare le proprietà elettriche dell'aria, facilitando le differenze di potenziale elettrico fra la terra e il cielo, alla base dei fenomeni più noti e caratteristici degli episodi temporaleschi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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