Il "caso Siri", la flat tax, la chiusura dei porti, il decreto Sicurezza bis, la Tav e tanti altri temi hanno profondamente diviso il governo gialloverde in questi mesi di "alleanza". Ma mai come in questi giorni si è respirata un'aria così nervosa. Il motivo? Le elezioni europee del 26 maggio. Lega e Movimento 5 Stelle hanno fatto di tutto pur di strappare un voto in più per il proprio partito. Di tutto. E in questo "tutto" ci sono finiti anche i numerosi attacchi. Luigi Di Maio e Matteo Salvini se ne sono dette di ogni. E dopo le sfuriate hanno sempre cercato di riparare con la solita frase: "Questo governo andrà avanti per altri quattro anni". E gli attacchi si sono fatti talmente tanto insistenti che anche il vicepremier leghista ad un certo punto si è detto addirittura "stufo per i continui insulti da parte dell'alleato di governo".
Ma la tregua da parte di Luigi Di Maio non è arrivata nemmeno questa sera quando prima è stato ospite di Enrico Mentana a Bersaglio Mobile su La7 ("Ci sono anche candidati come Meloni e Salvini che non andranno mai in Europa, quindi è un voto sprecato il loro"), poi quando ha parlato in piazza Bocca della verità a Roma durante il comizio per la chiusura della campagna elettorale per le Europee. Dopo aver definito i membri del suo partito troppo "puri, ma adesso basta schiaffi", Di Maio si è letteralmente scatenato.
"Non è che da lunedì dimentichiamo quel che ci siamo detti. Da lunedì la Lega, se vuole lavorare con più serenità, deve dismettere le posizioni da ultradestra. Il mio dovere è portare il governo su posizioni del governo del cambiamento, non su posizioni che non sono nel contratto", ha attaccato in piazza. Peccato, però, che proprio questa piazza non sia stata così piena. Anzi. Le persone che si sono trovate ad ascoltare gli esponenti del MoVimento sono state poco più di 3mila, molto meno rispetto alle aspettative. E nemmeno l'arrivo di Giggino ha cambiato le carte in tavola. Come sottolinea l'Agi, infatti, c'è una netta differenza di sostenitori rispetto ai primi interventi del vicepremier grillino, quando le piazze erano davvero piene.
Insomma, nonostante le bordate, gli attacchi e gli insulti, Luigi Di Maio fa fatica a riempire la piazza.
Ma soprattutto la tecnica dell'offesa sembra non essere cosa gradita ai suoi sostenitori. Forse anche loro sono "stufi" come Salvini che replica con un "se Di Maio mi conoscesse non mi attaccherebbe così"?Intanto, la tensione all'interno del governo è alle stelle. Forse niente è (quasi) più recuperabile.
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