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Di Maio è al capolinea. Oggi riunisce i ministri: si dimetterà da capo 5s

Al suo posto un comitato guidato da Crimi Zingaretti (Pd): se lascia non mi fa piacere

Di Maio è al capolinea. Oggi riunisce i ministri: si dimetterà da capo 5s

D opo le smentite furiose della settimana scorsa da parte dello staff, ieri è tornata a girare la voce delle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico del M5s. Che, secondo i boatos, sarebbero imminenti. Un annuncio previsto per la giornata di oggi, a seguito di un incontro a Palazzo Chigi con ministri e viceministri del Movimento. Al posto del capo politico, un nuovo «organismo collegiale». Proprio come chiesto dalla frangia dura della dissidenza grillina. Spalleggiata, dicono le malelingue, da uomini vicini al premier Giuseppe Conte e dal garante Beppe Grillo. Il «cigno nero», l'ipotesi della «Dimaiexit», è piombata sui parlamentari disorientati con più forza a partire dalla serata. E dal M5s non arrivano né conferme, né smentite. Secondo il più classico degli spartiti della politica. «Luigi comunque domani farà un annuncio importante», trapela. «Ancora non abbiamo conferme ufficiali», ripetono alcuni parlamentari vicini al capo politico. Una fonte parlamentare riflette: «La strategia di Di Maio potrebbe essere quella di dire io mi dimetto, vediamo voi che sapete fare».

La voce era cominciata a girare già dalla mattinata, con un'insistenza più forte rispetto alle indiscrezioni delle scorse settimane. «Come una serie di scoppi, di petardi, sempre più forti», in un climax nevrotico. La paura, nella pancia dei gruppi, è che lo strappo di Di Maio possa accorciare la vita alla legislatura. Altri vedono un'autostrada libera verso un'alleanza strutturale con il Pd. Il segretario dem Nicola Zingaretti ieri ha commentato: «Non mi fa piacere se Di Maio lascia la guida del M5s». Secondo le voci, le dimissioni arriveranno sicuramente prima delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria di domenica prossima. In entrambe le regioni il M5s rischia una débâcle clamorosa, sotto al 10% dei consensi. Tutti, nel mondo pentastellato, sono in attesa febbrile per l'annuncio di oggi.

Una ridda di sospetti e fughe di notizie, in una normale giornata caratterizzata dalle minacce di espulsioni e dalle defezioni. Ieri se ne sono andati altri due, i deputati Nadia Aprile e Michele Nitti. Aprile, morosa da dicembre 2018, era tra i parlamentari a rischio espulsione. Nitti non rendicontava da aprile 2019, ma da tempo chiedeva più coinvolgimento. Aprile, commercialista eletta in un collegio uninominale in Salento, ha attaccato la leadership di Di Maio: «La situazione in cui mi sono trovata è dipesa esclusivamente da un'inesorabile deriva autoritaria del Movimento». Nel mirino di Aprile, vicina all'ex ministro Lorenzo Fioramonti, l'«autoritaria costituzione del Comitato per le rendicontazioni/rimborsi del M5s». Nella settimana prossima potrebbero andare via altri 4 parlamentari. A nulla è servita la moral suasion dei capigruppo e dei vertici, alternata alle minacce di denunce penali per chi lascia il gruppo. Si sospetta di una «prova di forza» dei ribelli, volta proprio a costringere il capo politico al passo indietro.

L'annuncio importante atteso per oggi potrebbe posticipare la comunicazione dei provvedimenti disciplinari per i morosi delle restituzioni. Attesa l'espulsione per 5 o 6 parlamentari e la sospensione per circa 15. Ma c'è la possibilità che ogni scenario venga rivoluzionato in caso di dimissioni di Di Maio.

Per il nuovo direttorio i nomi che si fanno sono sempre gli stessi: Paola Taverna, Chiara Appendino, Vito Crimi, Alessandro Di Battista, un uomo vicino a Roberto Fico, Danilo Toninelli, Stefano Patuanelli.

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