Di Maio "controlla" Mediaset e Conte tiene per sé i Servizi

A Giorgetti la programmazione economica col Cipe, Molteni vice leghista all'Interno, Castelli (M5s) al Mef

Di Maio "controlla" Mediaset e Conte tiene per sé i Servizi

Alla fine di una faticosa trattativa la squadra di governo prende forma. La partita riguarda 45 nomine così spartite: 6 viceministri e 39 sottosegretari.

La rosa si delinea non senza qualche sorpresa. La delega ai Servizi resta a Giuseppe Conte mentre Luigi Di Maio mantiene quella sulle Telecomunicazioni. Una casella quest'ultima che inizialmente sembrava destinata alla Lega. Una decisione accolta con una certa amarezza dalle parti di Arcore dove si teme che dopo l'arretramento elettorale i pentastellati possano riaccendere la fiamma dell'antiberlusconismo. Di Maio spiega così la scelta: «La crisi della Tim ci fa capire perché è importante che Lavoro e Sviluppo Economico lavorino all'unisono. Così come è importante la delega alle telecomunicazioni».

Il resto del puzzle viene composto attraverso una faticosa e talvolta spigolosa trattativa. All'Economia il team che coadiuverà il ministro Tria sarà composto dalla pentastellata Laura Castelli, dal leghista Massimo Garavaglia, da Alessio Villarosa e dall'ex sindaco di Padova Massimo Bitonci. Stefano Buffagni - inizialmente destinato a Via XX Settembre e poi incappato in qualche dissidio sulle nomine per Cassa depositi e Prestiti - viene dirottato agli Affari regionali. Sempre a via XX Settembre come direttore generale dovrebbe andare Antonio Guglielmi, capo dell'equity market di Mediobanca (scelto dai grillini). Non andrà all'Economia l'ideologo della flat tax Armando Siri, scelta curiosa visto che sarebbe sembrato naturale vederlo nella cabina di regia della politica fiscale. Per lui si aprono le porte delle Infrastrutture insieme a Michele Dell'Orco e a Edoardo Rixi.

Al Viminale Salvini chiama il parlamentare canturino Nicola Molteni e Stefano Candiani, per M5s Luigi Gaetti e Carlo Sibilia mentre va al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti la delega al Cipe. Vincenzo Spadafora - che ha costruito le relazioni istituzionali di Di Maio negli ultimi anni - approda alle Pari Opportunità.
Per gli Esteri i prescelti sono Emanuela Del Re, Manlio Di Stefano, Ricardo Merlo (del Movimento Italiani all'Estero) e Guglielmo Picchi. All'Editoria va in scena un altro braccio di ferro vinto dai grillini, con la nomina di Vito Crimi. Agli Affari Europei va un giurista di peso come Luciano Barra Caracciolo. Allo Sviluppo Economico vanno Andrea Cioffi, Davide Crippa, Dario Galli e Michele Geraci mentre al Lavoro Claudio Cominardi e Claudio Durigon (non c'è Alberto Brambilla, «mente» della proposta leghista sulle pensioni). Alle Politiche Agricole approdano Franco Manzato e Alessandra Pesce (non entra Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentari). All'Ambiente Vannia Gava e Salvatore Micillo. Alla Difesa Angelo Tofalo e Raffaele Volpi, padre dello sbarco leghista al Sud. All'Istruzione Lorenzo Fioramonti e Salvatore Giuliano. Ai Beni Culturali e Turismo Lucia Borgonzoni e Gianluca Vacca, alla Salute Armando Bortolazzi e Maurizio Fugatti, mentre alla Giustizia i sottosegretari sono Vittorio Ferraresi e Jacopo Morrone. Infine Vincenzo Santangelo, Guido Guidesi e Simone Valente ai Rapporti con il Parlamento; Mattia Fantinati alla PA; Giuseppina Castiello al Sud e Vincenzo Zoccano alla Famiglia.

La partita dei sottosegretari si intreccia anche con quella per le presidenze delle Commissioni, dove alla Bilancio andrà quasi certamente il responsabile economico del Carroccio, Claudio Borghi, mentre Carla Ruocco (M5s) avrà la Commissione Finanze.

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