Taranto - C'era una volta il M5s che in Puglia mieteva applausi e percentuali bulgare, quello che prometteva la cancellazione del gasdotto Tap nel Salento e attraverso il suo fondatore, Beppe Grillo, ipotizzava persino la trasformazione dell'Ilva in un parco tecnologico. Adesso, archiviati i vecchi e gloriosi tempi con il varo del cosiddetto governo del cambiamento, i consensi da queste parti sono in picchiata. E così, forse per tacitare mugugni e proteste, il vicepremier Luigi Di Maio, arrivato con mezzo governo al seguito per presiedere il tavolo permanente per il contratto di sviluppo di Taranto, preferisce battere sul tasto giustizia. «Sono qui dichiara per dire che in Consiglio dei ministri abbiamo abolito l'immunità penale che permetteva ai vertici di Ilva di potere godere di alcune esimenti legate a reati ambientali e ad alcuni reati odiosi che hanno fatto tanto male ai cittadini». Insomma il leader pentastellato, più che soffermarsi sulle tematiche dell'inquinamento, punta a rivendicare quella che ritiene un'autentica svolta. «Non è una vittoria del governo, ma dei tarantini», insiste il vicepremier. Il quale, dopo essersi prodotto in un tuffo nella storia ricordando le origini spartane della città, spiega che «l'esimente doveva durare altri quattro anni e mezzo, ma invece ad agosto di quest'anno cesserà di esistere».
In realtà la questione è piuttosto dibattuta. Secondo il coordinatore nazionale dei Verdi ed esponente di Europa Verde, Angelo Bonelli, «per i manager ex Ilva» il cosiddetto salvacondotto «non è più efficace dal 30 marzo del 2019» in quanto «l'esimente ha un limite di 18 mesi» dall'entrata in vigore del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017. Per questa ragione il leader ambientalista non usa mezzi termini e bolla come «propaganda» la sortita di Di Maio in salsa giustizialista. In ogni caso, le parole del vicepremier non sono servite più di tanto a far recuperare al Movimento il terreno perduto in termini di consensi. Delusione e malcontento si specchiano infatti anche nelle imponenti misure di sicurezza disposte in una città che alle ultime elezioni politiche aveva riservato al M5S quasi il 50% dei consensi. Ieri è stato invece necessario ricavare un'ampia zona rossa attorno alla prefettura, dove oltre al vicepremier si sono ritrovati i ministri Sergio Costa (Ambiente), Barbara Lezzi (Sud), Giulia Grillo (Salute) e Alberto Bonisoli (Cultura).
A qualche centinaio di metri è stato organizzato un sit-in di protesta con striscioni e cartelli. E nel pomeriggio, alcune associazioni ambientaliste e i comitati cittadini hanno abbandonato la riunione a cui erano stati invitati. «Rifiutiamo questo teatrino elettorale», spiegano.
Tra loro c'è Carla Lucarelli, madre di un 15enne morto di tumore il 25 gennaio. «Io la mano e l'abbraccio da Di Maio non l'accetto», dichiara. «Accetterò una stretta di mano seria aggiunge - nel momento in cui prenderà decisioni serie per Taranto, cioè la chiusura delle fonti inquinanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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