Il litigio è uscito dai retroscena e dai pettegolezzi per materializzarsi in una dura reazione di Luigi Di Maio, affidata a un lungo sfogo pubblicato sul suo profilo Facebook. Il fastidio privato, confessato agli amici e ai collaboratori fidati, per il dualismo con Alessandro Di Battista è diventato un attacco pubblico e il capo politico ha usato la clava nei confronti di «Alessandro», quel «fratello» forse un po' troppo ambizioso, ormai ai blocchi di partenza per soffiargli il posto di leader del Movimento.
E se da amico fraterno al «nostro D'Alema» il passo è breve, allora non bisogna sorprendersi del trattamento riservato dal vicepremier alla scheggia impazzita del grillismo. Seppure senza nominarlo mai. «Non mi interessa se in mala fede o in buona fede - ha scritto Di Maio - ma se qualcuno in questa fase destabilizza il Movimento con dichiarazioni, eventi, libri, destabilizza anche la capacità del Movimento di orientare le scelte di governo. Qui stiamo lavorando per il paese, e questo non lo posso permettere. Abbiamo tutti una grande responsabilità. Sentiamola».
Il discorso ha il sapore, del tutto nuovo per il M5s, di una campagna elettorale interna per la conquista del partito. E lo ammettono un po' tutti. Gli amici di Di Maio e quelli di Dibba, con quest'ultimo che rappresenta, secondo voci pentastellate, «l'unica alternativa concreta per la leadership del Movimento». Così sta crescendo il sospetto, tra gli uomini del capo politico, di una benedizione di Davide Casaleggio al rinnovato attivismo politico dell'ex deputato romano.
L'imprenditore e la coscienza critica dei grillini di governo si sono trovati insieme sabato sera a Catania, in occasione della nona tappa del Rousseau City Lab. Casaleggio padrone di casa, Di Battista ospite d'eccezione. Una tempesta perfetta per alzare il livello della tensione tra i ministri e i parlamentari più legati a Di Maio. Tanto che Casaleggio è stato costretto a vergare una nota di precisazioni: «Non esiste nessun asse tra me e Alessandro Di Battista contro Luigi Di Maio. L'incontro odierno era stato fissato settimane fa - ha sottolineato - da anni ormai i media tradizionali non fanno altro che sollevare fantasiosi retroscena per dividere il M5s. Non ci sono mai riusciti e non ci riusciranno». Poi la smentita sull'ipotesi, ancora in piedi in caso di ritorno al voto, dell'addio alla regola dei due mandati anche a livello nazionale: «La mia dichiarazione circa la regola dei due mandati si riferiva ai consiglieri comunali, non ai parlamentari». Sulla deroga per i comuni, data ormai per scontata, Casaleggio ha parlato solo di una «riflessione in corso».
Ma Di Maio è comunque un fiume in piena contro Di Battista: «Ognuno porti avanti il ruolo che è chiamato ad assolvere nella società: ministro, parlamentare, attivista, cittadino. Un ruolo non è migliore dell'altro, per quanto mi riguarda. Ma tutti devono essere rispettati e ognuno stia al proprio posto». Il vicepremier ha poi messo l'accento sulla sua riconferma, sancita dalla base, al vertice del M5s: «Il Movimento ha deciso, dopo le elezioni europee, che io dovessi continuare ad essere il capo politico del Movimento». Di Battista ha replicato dagli studi di In mezz'ora in più su Rai3: «Serve una nuova agenda.
Ne realizzammo una di 20 punti ma un movimento ha bisogno continuamente di rigenerarsi e io ne immagino una nuova. Ne ho parlato anche con Davide Casaleggio». Poi l'accusa a Salvini: «Ieri ho visto il ministro dell'Interno annunciare che intende convocare i sindacati, questo è un modo di destabilizzare il governo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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