Un passo indietro, tre in avanti. Come conferma un deputato grillino a proposito delle mosse di Luigi Di Maio in questi mesi post-dimissioni da capo politico del M5s: «Era girata voce che Luigi a gennaio, quando ha lasciato, avesse detto ora vediamo che sono capaci di fare e poi torno, ecco secondo me ci aveva visto giusto». Così dalla Farnesina, complice l'escalation del Coronavirus, Di Maio ha calibrato ogni intervento in funzione della riscossa. Mascherine cinesi, fuitine all'aeroporto in attesa dei cargo di aiuti in arrivo dall'estero, passerella per il ritorno in Italia di Silvia Romano. E ora l'ultima iniziativa personale. «Il Patto per l'Export», lanciato dal ministero degli Esteri grazie alla delega al Commercio internazionale che Di Maio ha strappato al Mise di Patuanelli quando il governo giallorosso era ancora in fasce. «Un importante piano di rilancio del Made in Italy a supporto delle nostre imprese che esportano all'estero», ha scritto ieri Di Maio su Facebook. L'appuntamento è per oggi alla Farnesina. Un grande giorno in cui esporre buona parte dell'argenteria di governo. Ci saranno il ministro delle Politiche Agricole, la renziana Teresa Bellanova, il titolare dell'Economia Roberto Gualtieri del Pd, sempre tra i big del Pd sarà presente il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli e quello della Cultura Dario Franceschini. Infine la responsabile dell'Innovazione, Paola Pisano del M5s e Gaetano Manfredi, Università.
Tutto si tiene, in un momento in cui Di Maio è molto attivo pure sui fronti delle trattative della politica che vola un po' più bassa. Ed ecco i tre passi della strategia. La prima partita è sul futuro del governo. Se i ciambellani del Pd sgomitano per accomodarsi a Chigi, allora l'ex capo politico non può restare a guardare. E conta di approfittare dell'insofferenza dei dem nei confronti di Giuseppe Conte per provare a ottenere il più possibile. Il sogno è un premier del M5s, che comunque è il partito più rappresentato in Parlamento. I due profili che potrebbero essere più graditi agli alleati sono il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e l'outsider Fabiana Dadone, della Pa. In alternativa c'è uno schema che porterebbe il Pd alla presidenza del Consiglio con Di Maio che diventerebbe vicepremier.
E poi ci sono le partite interne a un M5s disorientato dal vuoto di potere. L'ex capo politico sta tentando in tutti i modi di ricompattare i parlamentari. Prima ha concesso il forfettario per le restituzioni, già criticato nei gruppi perché costringerebbe a versare più soldi. «È una barzelletta», dice un eletto. Ma per rabbonire gli scontenti è in arrivo l'addio al limite dei due mandati, svolta considerata scontata anche per deputati e senatori. E si continua a parlare di un divorzio del Blog delle Stelle da Rousseau. Di Maio ha già espresso perplessità sulla piattaforma e ha scelto di non usarla quando ha deciso di far correre da solo il M5s in Campania.
E il prossimo capo politico? Al momento scaldano i motori Alessandro Di Battista, lanciato ieri da Max Bugani, e Paola Taverna. Ma Di Maio non si fida dell'asse Dibba-Casaleggio e punta a un traghettatore per un altro anno. I nomi preferiti? Il rodato Vito Crimi e il sindaco di Torino Chiara Appendino. Avanti, ma dietro le quinte.
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