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Di Maio teme il golpe Torna e affianca Grillo con i parlamentari M5s

Blitz del comico: «I fuoriusciti? Non posso convincerli a restare». E corteggia le Sardine

Di Maio teme il golpe Torna e affianca Grillo con i parlamentari M5s

Altro che Team del Futuro. L'unico vero facilitatore è lui, Beppe Grillo. Lo descrivono attivissimo sul fronte politico, forse mai come adesso. Del resto «il governo con il Pd l'ha voluto lui», dice uno dei senatori dati in procinto di lasciare il M5s per la Lega. Così Grillo ha preferito venire di nuovo di persona a Roma.

Due blitz in meno di un mese. Prima l'incontro del 23 novembre, con tanto di video insieme al capo politico Luigi Di Maio per blindarlo. Ieri la nuova incursione. Adesso la missione è quella di blindare il governo giallorosso dalle possibili fughe dei grillini verso il Carroccio di Matteo Salvini. In agenda due vertici, al Senato prima, e in serata alla Camera, dove era presente anche Di Maio di ritorno precipitoso dalla Libia.

Un mese fa l'endorsement di Grillo per il capo politico è stato frutto più della contingenza che della convinzione. E della mancanza di alternative valide. C'è bisogno di tempo e occorre prendere le misure per stravolgere l'assetto. Perciò, al momento, l'obiettivo del fondatore è quello di mantenere lo status quo. Resistere con Di Maio per far andare avanti il governo. L'incubo, infatti, è un ipotetico passaggio in massa di senatori alla Lega. I transfughi Francesco Urraro, Stefano Lucidi e Ugo Grassi minacciano un esodo di «20-30 parlamentari». Una situazione al limite, che porterebbe i vertici persino a tollerare la formazione di componenti autonome all'interno del Misto, con la condizione che gli scontenti continuino ad appoggiare il governo Conte.

La giornata del Garante è stata fitta di impegni. I dossier sul tavolo sono tanti. C'è il caso del senatore Gianluigi Paragone, che non ha votato la fiducia sulla manovra e ha disconosciuto Di Maio come capo politico. Molti parlamentari hanno chiesto a Grillo e Di Maio di espellere il dissidente, considerato ormai «un'emanazione della Lega». Tra di loro il più duro è stato il deputato Riccardo Ricciardi, vicino a Roberto Fico, che in una nota ha chiesto a Paragone di lasciare il Parlamento. Il senatore non era presente all'incontro con Grillo ed è più che probabile l'avvio del procedimento disciplinare nei suoi confronti davanti ai probiviri. «Non sono qui per rasserenare, non posso convincere nessuno a restare», ha detto Grillo uscendo dall'Hotel Forum. Come a dire: l'importante è che non vadano nella Lega. Che poi è il succo politico del blitz di ieri. Sulle sardine invece ha detto: «È un movimento salutare, igienico sanitario», consigliando: «Non si facciano mettere il cappello sopra da nessuno». Grillo poi ha scherzato a suo modo con i giornalisti: «Avete dei microfoni che odorano di aliti terribili, e siete anche poco puliti», ha detto tentando di allontanare la ressa dei cronisti.

A Roma si è visto anche Davide Casaleggio, seduto di fianco a Grillo durante la presentazione del Piano Nazionale Innovazione al Tempio di Adriano. Alla fine c'è stata una stretta di mano tra il premier Giuseppe Conte e il Garante. Poi via verso il vertice con i senatori, senza Di Maio ancora in viaggio dalla Libia. Fibrillazione nel gruppo parlamentare, soprattutto tra i più vicini al capo politico preoccupati dal fatto che la presenza di Grillo serva più a destabilizzare che a calmare le acque. E lamentele su un incontro «senza ordine del giorno». «Per capire quello che ci dirà Grillo serve la palla di vetro, dato che non sappiamo nulla», ironizza un senatore. In Senato il comico è arrivato con una mascherina, «sono un antiemorragico» ha detto. Applausi alla sua entrata. Discorso appassionato sul futuro e sulla necessità di portare il Pd sui temi del M5s.

Sullo sfondo le critiche dei parlamentari sui facilitatori, visti come «il cerchio magico di Di Maio e Casaleggio».

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