Il giorno dopo l'Apocalisse, tanto per dirla alla Tavecchio, è tempo di parole. Di circostanza quelle del presidente della Federcalcio («siamo amareggiati e delusi») che oggi pomeriggio riunirà le componenti in via Allegri per decidere le scelte future. Per nulla diplomatiche quelle del numero 1 del Coni Malagò, in attesa degli eventi non potendo - come lui stesso ricorda - commissariare la Figc: «Fossi in Tavecchio mi dimetterei, perchè facendo così si attesterebbero le cose buone fatte in questo periodo. Se ritiene di essere la persona maggiormente deputata per portare avanti il nuovo corso, si assume la responsabilità di questa decisione». Più istituzionali quelle del ministro dello Sport Lotti: «Il calcio italiano va rifondato. E bisogna avere il coraggio di fare delle scelte importanti. Questo è il momento in cui tutti devono fare la loro parte, noi come Governo stiamo già provando ad aiutare il calcio con la riforma dei diritti televisivi».
All'orizzonte si affacciano nomi puntualmente rispolverati nei momenti di crisi. Ad esempio, quello di Walter Veltroni, che già fu tirato in ballo nel 2014 dopo le dimissioni di Abete per la figuraccia in Brasile o, più di recente, per la presidenza della Lega di A che sta per riscrivere la propria governance (Tavecchio si augura già a fine novembre). In entrambi i casi l'ex segretario del Pd disse che non c'erano i presupposti e forse non ci saranno nemmeno stavolta.
Resistere, resistere, resistere è infatti il mantra di Tavecchio, che oggi davanti ai consiglieri federali non si dimetterà. Anzi, rilancerà sottoponendo alla platea il progetto per il futuro: dal ct di nome che metterà fine alla deficitaria gestione tecnica di Ventura (magari passando prima per un traghettatore, ovvero un ct federale) alle riforme. Sottolineando le cose positive fatte durante la sua presidenza, dalla scelta di Conte al più recente Var che ha rivoluzionato il calcio italiano alla dimensione internazionale che la Figc ha a livello politico (Fifa e Uefa sono al fianco di Tavecchio). Le varie componenti ascolteranno il piano programmatico del presidente e dovrebbero confermargli la fiducia. Lui - che in passato ha saputo superare bene le bufere - prenderà tempo: in fondo anche nel 1958, l'altra occasione in cui l'Italia mancò il pass mondiale, la «crisi» durò quasi sette mesi. E presto convocherà una sorta di «stati generali del calcio». Nonostante la creazione di tanti centri federali, siamo però ancora lontani da nazioni come la Francia e la Germania che in passato sono ripartite da brucianti eliminazioni dal Mondiale.
«Le persone sono importanti ma contano le idee», ha sottolineato ieri Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori, la componente di opposizione all'interno della Federcalcio. Il Consiglio sembra però ancora compatto intorno a Tavecchio e il senatore di Forza Italia Cosimo Sibilia, che da lui ha ereditato il regno dei Dilettanti (serbatoio inesauribile di voti), sarà l'ago della bilancia. La sua Lega è quella che conta per il 34 per cento, a differenze delle altre Leghe professionistiche non ha problemi di commissariamenti o di fallimenti di società, ha lavorato bene sugli statuti ed è stato interlocutore continuo di Malagò.
Difficile pensare che non dia fiducia a Tavecchio che lui stesso ha contribuito a far rieleggere nel marzo scorso.Intanto il Codacons chiede i danni economici agli azzurri per la mancata qualificazione e si prepara a un esposto contro la buonuscita di Ventura. Gli italiani vorrebbero rivedere presto una Nazionale da notti magiche.
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