Mamma parla al figlio insultando il padre: multata di 30mila euro

I giudici: «La donna ha disapprovato l'ex marito in termini troppo screditanti»

Patricia Tagliaferri

Roma Loro non c'entrano niente con i litigi di mamma e papà, eppure solo in pochi casi vengono tenuti fuori dalle guerre che scoppiano tra genitori in fase di separazione o divorzio. Troppo spesso i figli vengono usati come arma di ricatto, vittime inconsapevoli di gelosie e questioni irrisolte tra marito e moglie, quando uno dei due non riesce a rassegnarsi alla fine del matrimonio. Situazioni del genere sono frequentissime e a Roma un giudice del Tribunale civile è dovuto intervenire per bloccare una donna che dopo la separazione continuava a parlare male del papà al proprio bambino per allontanarlo il più possibile da lui, ostacolando in questo modo «il funzionamento dell'affido condiviso».

Una sentenza che potrebbe costituire un precedente importante nei casi dei sempre più numerosi divorzi conflittuali in cui i figli finiscono in un vortice di ricatti e rivalse tra ex coniugi che non sono in grado di gestire civilmente la separazione. Per sollecitare la madre in questione a riconsiderare il suo comportamento, la prima sezione del Tribunale l'ha condannata a pagare una multa da 30mila euro come risarcimento perché prima di essere una ex moglie, è una madre che deve salvaguardare la serenità del figlio e il suo diritto di avere tutte e due i genitori. Invece il giudice ha accertato che dopo la fine del rapporto, la donna non ha cercato di riavvicinarlo al papà «risanandone il rapporto nella direzione di un sano e doveroso recupero necessario per la crescita equilibrata del minore, ma al contrario ha continuato a palesare la sua disapprovazione in termini screditanti nei confronti del marito». E un bambino bombardato quotidianamente da informazioni negative per lo più non ha gli strumenti per farsi un'opinione sua e tende ad allinearsi alle sollecitazioni del genitore. Infatti il Tribunale ha stabilito che il comportamento della madre «ha avuto ricadute dirette sulla figura dell'altro genitore, svilito nel suo ruolo di educatore e di figura referenziale». I continui «atteggiamenti sminuenti e denigratori della figura paterna» messi in atto dalla donna, inoltre, hanno indotto il minore a non rispettare il calendario degli incontri fissati con il papà. Invece, si legge nella sentenza, sarebbe stato compito della mamma «attivarsi al fine di consentire il giusto recupero del ruolo paterno da parte del figlio che nella tutela della bigenitorialità cui è improntato lo stesso affido condiviso postula il necessario superamento delle mutilazioni affettive del minore da parte del genitore per costui maggiormente referenziale nei confronti dell'altro, non soltanto spingendolo verso il padre anziché avallando i pretesti per venir meno agli incontri programmati, ma altresì recuperando la positività della concorrente figura genitoriale».

Di qui la multa, ma anche un monito da parte del Tribunale: se il comportamento della donna non cambierà, avverte il giudice, la mamma rischia che vengano riconsiderate le condizioni di affido. Entrambi i genitori, insomma, devono avere rispetto dell'ex coniuge perché costui è prima di tutto un padre o una madre.

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