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Manette alla vigilia del voto. L'ex sindaco di Avellino finisce ai domiciliari e la sinistra subito lo scarica

Più si avvicinano e più tintinnano. Le manette seguono le elezioni come il carro segue i buoi

Manette alla vigilia del voto. L'ex sindaco di Avellino finisce ai domiciliari e la sinistra subito lo scarica

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Più si avvicinano e più tintinnano. Le manette seguono le elezioni come il carro segue i buoi. Cambia solo il rumore: più assordante se le inchieste colpiscono il centrodestra, più sordo se si abbattono sulla sinistra. Eppure, il conto pende a favore (ma sarebbe meglio dire a sfavore) di quest'ultima parte politica. L'ultima bufera giudiziaria si è scatenata ad Avellino dove si voterà il prossimo giugno. Il sindaco dimissionario, Gianluca Festa, ex Pd poi sostenuto da liste civiche, è stato arrestato e posto ai domiciliari per tentata induzione indebita e corruzione: avrebbe fatto pressioni su aziende aggiudicatarie di appalti affinché sponsorizzassero una squadra di basket, sport di cui è sempre stato un patito. Inoltre, secondo l'accusa, l'ormai ex sindaco avrebbe riconosciuto finanziamenti privati al titolare di un punto vendita di una catena della ristorazione in cambio di favori. Dulcis in fundo, con lo scopo di depistare le indagini, avrebbe anche portato via il computer dal suo ufficio al Comune e avrebbe fatto eseguire una bonifica dei locali.

La segreteria provinciale del Pd di Avellino, in uno strano ma ormai classico gioco allo scaricabarile, ha subito messo le mani avanti: «Festa è stato espulso dal Pd nel 2021 in ragione di un reiterato comportamento di ostilità nei confronti del partito». Scurdàmmoce 'o passato, insomma. Come se la militanza in un partito si possa cancellare.

Se, per citare Ennio Flaiano, la situazione ad Avellino è grave ma non è seria, a Bari e nella Regione Puglia è ancora peggiore. L'ultima, in ordine di apparizione, è la tegola del conflitto di interessi: è emerso infatti che la Regione di Michele Emiliano versa ogni anno 30 milioni di euro nelle casse della Osmairm, il centro di riabilitazione guidato dalla moglie e dalla suocera dell'assessore al Turismo Gianfranco Lopane. Nei giorni scorsi oltre cinquanta militari della Guardia di finanza di Taranto hanno fatto capolino in tutte le sedi della società per acquisire le documentazioni fiscali, contabili e contratti. La vicenda si aggiunge agli scossoni causati dalle inchieste che hanno travolto l'assessora ai Trasporti Anita Maurodonoia, poi dimessasi, dopo essere stata indagata dalla procura di Bari per compravendita di voti e a quelle che hanno investito l'ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio e il fratello Enzo arrestati con l'accusa di scambio di «favori per ottenere consenso elettorale». Senza dimenticare poi l'inchiesta che ha colpito l'amministrazione del sindaco uscente di Bari, Antonio Decaro, nei confronti dell'assessore al Bilancio, Alessandro D'Adamo, indagato per truffa aggravata e falsa fatturazione ai danni dell'Unione Europea. Insomma, dopo Napoli e Torino, il pentolone delle grane giudiziarie per la sinistra si riempie ancor di più.

Certo, come dicevamo, le manette tintinnano anche nel centrodestra, ne è prova l'arresto del vice governatore siciliano nonché assessore all'Agricoltura Luca Sammartino in quota Lega, indagato per corruzione aggravata e sospeso per un anno. Un signore delle tessere che negli ultimi dodici anni ha portato voti ai cinque partiti in cui ha militato, ma soprattutto al Pd. Infatti con Renzi fece il record - ancora imbattuto - di 32.492 preferenze ed è emerso che alle ultime elezioni europee faceva da sponsor per portare voti a Caterina Chinnici (totalmente estranea all'inchiesta), figlia del magistrato ucciso dalla mafia. Il presidente della Regione Schifani ha subito assunto la delega all'agricoltura e il M5s ha chiesto di procedere prontamente alla nomina di un nuovo assessore per dirimere la questione.

Una bufera che sembra aver destato un clamore più mediatico che politico.

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