RomaAltri 16 milioni di beni sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza a Salvatore Buzzi, lo stesso giorno in cui il ras delle coop era parte lesa in un processo che non ha nulla a che vedere con Mafia Capitale, una vicenda in cui è lui vittima di un ricatto sessuale.
Sul banco degli imputati una sua ex amante, ex dipendente della cooperativa 29 giugno , che lo aveva minacciato di raccontare a sua moglie della loro relazione se non gli avesse dato i soldi richiesti. Spiccioli, certo, in confronto alla fortuna che Buzzi aveva accumulato negli anni con la gestione pilotata di alcuni appalti «sociali» del Comune di Roma e con gli immigrati. Il Tribunale ha emesso ieri un nuovo provvedimento, con il quale arriva a 360 milioni di euro il valore dei beni sequestrati nell'ambito dell'inchiesta. Il sequestro riguarda le quote societarie e l'intero patrimonio aziendale, disponibilità finanziarie comprese, della Sarim Immobiliare srl, società legalmente rappresentata e partecipata da Buzzi (6 per cento), dalla sua collaboratrice Emanuela Bugitti, ex terrorista già colpita da due ordinanze di custodia cautelare per Mafia Capitale (6 per cento), da Carlo Maria Guarany (1 per cento) e che risulta controllata dalla 29 giugno per il 48 per cento e da Formula Sociale arl Onlus per il 4 per cento, entrambe già oggetto di sequestro sei mesi fa. La Sarim detiene anche un'unità immobiliare di 2.750 metri quadri utilizzata dalle coop di Buzzi come casa di accoglienza dedicata a categorie protette.
Ma Buzzi ieri è stato protagonista anche di un processo in cui in cui è imputata tal Katia Cipolla, sua ex amante, accusata di tentata estorsione ai suoi danni. Il capo della 29 giugno , che secondo la Procura era capace di controllare anche il consenso del Campidoglio per gli appalti che gli interessavano, sarebbe invece caduto in ginocchio di fronte a questa giovane di 32 anni con la quale aveva avuto una breve relazione. La donna aveva un contratto a tempo determinato con la coop. Sperava di essere assunta a tempo indeterminato, ma quando nel 2011 il contratto non le venne rinnovato, perché a detta di Buzzi sarebbe stata tutt'altro che un'impiegata modello, cominciò ad inviare al suo capo una serie di sms minacciosi. «Devo pagare l'affitto, mi devi dare i soldi, se non me li dai dico tutto a tua moglie», avrebbe scritto la Cipolla in uno dei tanti messaggi inviati all'ex amante, che nel frattempo aveva trovato un'altra compagna, per cercare di estorcergli qualche centinaio di euro. In un altro sms la donna rimproverava a Buzzi di averle promesso l'assunzione e soltanto per questo avrebbe cambiato casa trovandosi poi in difficoltà a pagare l'affitto. Il ras delle coop, abituato a trattare ben altri affari, non si lasciò intimidire e denunciò il tentativo di estorsione.
Ieri in aula, davanti alla seconda sezione del Tribunale, i giudici hanno ascoltato la testimonianza di un collega di Buzzi (quest'ultimo
era stato invece interrogato la scorsa udienza, ndr ). Il teste ha confermato che Buzzi aveva ricevuto diversi sms dalla donna e ha descritto il capo della 29 giugno come una persona molto sensibile al fascino femminile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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