
La legge di Bilancio 2026 inizia a prendere forma, secondo le direttrici del Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp). L'ammontare complessivo delle misure che saranno finanziate si attesta a circa 16 miliardi di euro, pari a circa 0,7 punti di Pil.
La cifra si compone di oltre 6 miliardi di entrate e quasi 10 miliardi di interventi sulla spesa, con coperture che arriveranno da una combinazione di misure. Circa il 60%, si legge nel documento, proverrà da interventi sul lato della spesa, ovvero tagli ai ministeri che scatteranno in base all'andamento del piano di monitoraggio. Giovedì scorso in Consiglio dei ministri il titolare del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, avrebbe chiesto ancora ai colleghi un controllo efficace della spesa, invitandoli a esaminare ciascun capitolo per verificare i residui, ovvero i fondi stanziati e registrati in bilancio ma non ancora pagati o impegnati. Risorse che potrebbero essere impiegate in altro modo. Sul fronte delle entrate, invece, resta aperta la partita dell'ipotetico contributo delle banche, da cui si attendono 2,5-3 miliardi.
Gli interventi principali si concentreranno su alcuni assi strategici. In continuità con la precedente manovra, si prevede un nuovo intervento per la riduzione delle tasse, ma questa volta orientato in particolare al ceto medio. Si attende, pertanto, un taglio della seconda aliquota dal 35 al 33% ma non è ancora chiaro se la platea potrà essere ampliata da 50mila a 60mila euro. Verrà garantito anche un ulteriore rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale. Ampio spazio sarà dato alle richieste degli industriali, con l'introduzione di misure per stimolare gli investimenti. Al contempo, il governo rafforza il suo impegno sul fronte demografico e familiare, prevedendo nuove misure di sostegno alla natalità e alle famiglie, a partire dal potenziamento del bonus mamme lavoratrici.
Giorgetti ha pubblicamente ribadito la linea della prudenza per garantire l'equilibrio dei conti e la sostenibilità della finanza pubblica. L'obiettivo è uscire dalla procedura per deficit eccessivo, su cui l'Ue deciderà in primavera. La manovra è però strettamente vincolata al rispetto della traiettoria della spesa netta, il nuovo parametro di riferimento di Bruxelles. Per questo, lo spazio di circa 2,3 miliardi liberato in deficit non potrà, quasi certamente, essere utilizzato per le nuove misure, a differenza di quanto avveniva negli anni scorsi prima dell'entrata in vigore delle nuove regole europee.
Giorgetti ha anche difeso la gestione del debito, che è previsto in aumento quest'anno e il prossimo, iniziando a calare solo dal 2027, definendolo "eredità" di politiche passate (Superbonus in primis) e un ostacolo allo sviluppo.
Il ministro ha anche rimarcato che la "stabilità politica" del paese garantisce la "resilienza dell'economia di fronte a eventuali shock", pur riconoscendo l'incertezza legata a politiche commerciali (l'effetto dei dazi è stimato in un 0,1% sul Pil di quest'anno e 0,5% il prossimo) e geopolitica.Sul fronte della difesa, l'aumento delle spese, stimato in circa 12 miliardi in 3 anni ma subordinato all'uscita dalla procedura, "dovrà essere graduale".