C'è la maxi manovra che sta diventando la trincea che separa i filo e gli anti Europa del governo. Poi ci sono i risparmi del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, che secondo il ministro dell'Economia dovrebbero arrivare fino a circa 3 miliardi e possono portare il deficit sulla soglia del 2,1% del Pil. Due correzioni del tutto teoriche.
Ma nel futuro prossimo c'è anche una «manovrina» che è più che certa, messa nero su bianco nella ultima legge di Bilancio e che rischia di diventare, al pari delle altre due, materia difficile da gestire politicamente. Sono gli accantonamenti salva deficit per due miliardi, concordati a suo tempo dal ministro dell'Economia Giovanni Tria con la Commissione europea.
Tra meno di un mese il governo dovrà fare il punto sulla base di un monitoraggio dei conti pubblici (anche se dalla legge non è chiaro chi lo dovrebbe fare) e decidere se scongelare le somme. Visto l'andamento dell'economia e dei conti pubblici, è difficile che il dicastero di Giovanni Tria rinunci ai risparmi, quindi i 2.000 milioni di euro usciranno definitivamente dai bilanci dei dicasteri. Una partita importante della quale si parla pochissimo, nonostante la scadenza ravvicinata. Silenzio giustificato anche dal fatto che i tagli alle singole istituzioni sono stabiliti dalla legge, ma «su richiesta dei ministeri interessati possano essere rimodulati», come si legge nella legge di Bilancio. Visto il clima politico, meglio non risvegliare i ministeri, insomma.
Senza modifiche, i tagli più consistenti riguardano lo stesso dicastero dell'Economia: 1,18 miliardi con ben 800 milioni di risparmi agli incentivi per le imprese. Il secondo più colpito è quello delle Infrastrutture: 301 milioni, soprattutto a danno del trasporto pubblico locale. Seguono Sviluppo e Difesa, rispettivamente con 159 e 158 milioni. I tagli agli altri dicasteri vanno dai 40 milioni degli Esteri agli 827 mila euro dell'Ambiente.
Per il momento il governo è concentrato sulla procedura europea di infrazione. Oggi si tiene la riunione del Comitato economico e finanziario, organo tecnico del Consiglio europeo. Poi l'Ecofin del 9 luglio, che deciderà se aprire ufficialmente la procedura. La diplomazia del governo è al lavoro per evitare oppure per allungare i tempi.
Altrettanto complicato il fronte interno. Tria ha già annunciato che il deficit del 2019 sarà più basso rispetto alle previsioni dello stesso governo i aprile. Quindi non 2,4% del Pil ma 2,1-2,2 per cento.
Merito della spesa per Reddito di Cittadinanza e Quota 100, inferiore rispetto alle previsioni. Unico problema, serve una legge di assestamento del Bilancio per ridurre gli stanziamenti, ha ricordato Renato Brunetta di Forza Italia: «Una opzione che verrà rigettata dai due vicepremier».
Ieri, intanto, è stato approvato in commissione il decreto Crescita. Tra le novità, un bonus lavoro per le aziende che fanno donazioni alle scuole, e un'altra stretta sugli affitti brevi (un codice identificativo), criticato da Confedilizia. «Un nuovo adempimento per 32 milioni di case. È il caso di ripensarci», attacca il presidente Giorgio Spaziani Testa.
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha fatto un focus sulla tassazione del reddito di impresa introdotta con il decreto.
Gli obiettivi del governo sono «difficili da individuare», secondo l'Upb, perché «creano un sistema più frammentato e penalizzano alcune imprese rispetto ad altre». L'opposto di quello che ci aspetterebbe da un decreto crescita, in un periodo di crisi.
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