Mantovani ritorna in aula E scatta la gazzarra grillina

L'ex assessore alla Sanità in consiglio regionale della Lombardia dopo la conclusione dei domiciliari. Striscioni, fischi e insulti per non lasciarlo parlare. Interviene la Digos

Un conto è la contestazione di «colore». Ben accetta, entro certi limiti. Un altro è l'ostruzionismo andato in scena ieri. Stavolta i grillini sono andati oltre le righe. È accaduto nell'aula del consiglio regionale lombardo, dove il Movimento Cinque stelle ha cercato in tutti i modi di togliere la parola all'ex assessore alla Sanità Mario Mantovani, alla sua prima seduta consiliare dopo il termine degli arresti domiciliari. Parola concessa in pieno diritto dal regolamento.

I consiglieri grillini hanno accolto il rappresentante di Forza Italia con un enorme striscione con la scritta «Onestà», hanno occupato i banchi della presidenza, si sono esibiti in insulti personali e, nel momento in cui Mantovani ha chiesto di intervenire, gli hanno impedito di parlare a suon di urla e fischi. Per due di loro, la consigliera Silvia Carcano e il Giampietro Maccabiani, è scattata l'espulsione. Gli altri sono stati censurati e ci è mancato poco che si arrivasse alle mani. Tanto che il presidente dell'aula Raffaele Cattaneo si è visto costretto a telefonare al prefetto e a chiedere l'intervento della Digos per evitare ulteriori tensioni e per garantire all'aula di proseguire i lavori. «È dai tempi del peggior squadrismo fascista - ha commentato in seguito - che non si vedevano scene del genere. Nessuno si deve considerare al di sopra della legge, se lo fa andiamo indubbiamente verso una china pericolosa». Fatto sta che gli agenti in borghese sono dovuti rimanere nel foyer dell'aula consiliare fino al termine dell'intervento di Mantovani, mediando con i grillini perché i toni non degenerassero e nessuno fosse portato fuori dall'aula con la forza. Alla fine non c'è stata nessuna denuncia ma, in caso, il reato contestato sarebbe stato quello di interruzione dei lavori in aula.

Una volta chiarita la questione, l'unica a non darsi pace è rimasta la consigliera Carcano che ora sta valutando se denunciare quanto avvenuto in consiglio, lei che è stata la regista numero uno dei disordini. A quanto riferisce, mentre era intenta a oscurare la voce di Mantovani soffiandogli in faccia con un fischietto, avrebbe ricevuto un insulto e sarebbe stata strattonata dai consiglieri di Forza Italia facendosi male a un braccio.

Insomma, ieri in consiglio non è stata scritta una pagina di bella politica, nient'affatto. Palpabile la tensione. Ovunque. Tra i banchi del Pd per l'arresto del sindaco di Lodi. Tra i banchi del centrodestra per i ritorno di Mantovani, sconsigliato da molti. Prima dell'inizio dei lavori in aula molti colleghi del partito avrebbero infatti cercato di far capire all'ex assessore e vicepresidente che sarebbe stato il caso di lasciar perdere. Ma lui non si è tirato indietro e ha preferito affrontare l'aula: «Voglio difendere una carica a cui il popolo sovrano mi ha legittimamente eletto».

Arrestato in seguito a un'inchiesta su appalti nella sanità lombarda con l'accusa di corruzione, concussione e turbativa d'asta, Mantovani è tornato in libertà a causa di un vizio di forma nel deposito delle motivazioni del tribunale del Riesame. Proprio per questo è stato disposto per lui il reintegro nella carica di consigliere.

«Ero incerto su quale fosse la scelta giusta - spiega - ma dopo aver ascoltato la mia famiglia, i miei amici e gli elettori ho ritenuto di dover dar retta alla mia coscienza. E sono tornato in aula. Non c'è ancora nulla di giudicato e io mi sento sinceramente estraneo a tutte le accuse che mi vengono mosse. Se ho sbagliato ho pagato; se però non ho sbagliato, ho già pagato ingiustamente».

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