Un duello che non finisce mai. Come in un celebre racconto di Conrad. E prosegue anche davanti alla torta con le 80 candeline. Lui, l'Ingegnere, dichiara al Corriere : «Sono un uomo fortunato». Rapidissima, Marina Berlusconi conferma, formulando gli auguri a modo suo: «Carlo De Benedetti è davvero un uomo fortunato. Senza quei 500 milioni per il Lodo Mondadori, senza quella fortuna piovuta dal cielo su un gruppo con una situazione debitoria decisamente complessa, oggi ci sarebbe davvero ben poco da festeggiare».
E invece l'Ingegnere ha deciso di fare le cose in grande. E ha invitato proprio oggi una moltitudine di amici nella tenuta di Dogliani, mitica terra del Dolcetto cara al presidente Einaudi.
Nell'intervista concessa ad Aldo Cazzullo, De Benedetti contraccambia sentitamente e costruisce un ritratto tagliente del padre di Marina, quel Silvio che è stato un avversario, ma sarebbe più corretto dire il nemico, per una vita intera. «Riconosce - gli chiede Cazzullo - di aver cambiato giudizio su Renzi? Nel 2011 lei disse al Corriere : Di Berlusconi ne abbiamo già avuto uno e ci è bastato».
«Sì - risponde De Benedetti - per quanto i due personaggi abbiano qualche punto di contatto, mi sono ricreduto. Renzi è un fuoriclasse. Per quattro motivi. Anzitutto è molto intelligente». «Berlusconi non è intelligente»?, butta lì, provocando, il giornalista. A questo punto l'Ingegnere affonda la stoccata: «Berlusconi è furbo».
Lui, invece, si considera «un imprenditore che ha capito la leva della finanza». E ci dà addirittura una notizia clamorosa: «Nei 10 giorni in cui rimasi in Fiat, con Giorgetto Giugiaro inventammo la Panda». Insomma, trascinato da Cazzullo, l'Ingegnere dà il meglio di sé e si dipinge come un incrocio, quasi un centauro, fra un industriale e un benefattore.
Uno che si è fermato per lo spazio di un caffè dentro la più grande realtà imprenditoriale italiana e le ha lasciato in regalo un gioiello. Capita. A lui, soprattutto. All'Ambrosiano rimase lo spazio di un processo, concluso con una rocambolesca assoluzione. Acqua passata.
Sono altri i guai di oggi. Sorgenia, oberata dai debiti, e poi l'Olivetti che non c'è più ma vive nell'inchiesta della procura di Ivrea sulle morti per amianto. Lui difende l'investimento finito male: «Da presidente Cir lo approvai. La facilità di accesso al credito, tipica di quegli anni, ha indotto la società ad indebitarsi troppo». Insomma, De Benedetti non si rimprovera il disastro Sorgenia. E sull'altro fronte aggiunge: «Secondo l'indagine l'amianto era anche negli uffici dove ho lavorato per 18 anni. Se l'avessi saputo e ne avessi conosciuto la pericolosità, non crede che l'avrei fatto togliere?».
Nulla da dire invece sul declino, quasi un'agonia, di Libertà e giustizia, il movimento girotondino che aveva come suo mantra politico l'antiberlusconismo e di cui si sono perse le tracce. L'argomento sfugge ai radar della chilometrica conversazione con il Corriere . Pazienza. Il resto è sufficiente. «Nel leggere l'intervista - riprende Marina Berlusconi - fa impressione l'elenco di fallimenti e clamorosi errori che De Benedetti cerca con evidente imbarazzo di giustificare. Nonostante tutto ciò, si permette di pontificare perfino su un business nel quale ha sempre cercato di entrare accumulando un insuccesso dietro l'altro, quello della televisione generalista». Che De Benedetti, dalle colline nebbiose delle Langhe vede molto male: «Penso che Berlusconi venderà tutto a uno straniero e per farlo non può avere il governo contro. In Italia non c'è nessuno disposto a comprare le sue aziende. La tv generalista è messa molto peggio dei giornali».
Il presidente Fininvest quasi ringrazia: «Le sue fosche profezie ci confortano. Le sentenze funeree di De Benedetti, famoso per non averne mai azzeccata una, suonano come l'ennesima conferma di quanto fondate siano le nostre certezze».Complimenti reciproci. Spagnolismi. Alla prossima puntata.
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