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Marino nei guai si affida alla nipote di Andreotti

Il sindaco sostituisce l'assessore che si oppose alla cricca di Carminati e assegna le Politiche sociali a una parente dell'ex premier. I revisori "bocciano" il bilancio del Campidoglio

Marino nei guai si affida alla nipote di Andreotti

Al Campidoglio vige la consegna del silenzio. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, non si è degnato di replicare in nessun modo all'inchiesta del Giornale che ha messo in evidenza come la giunta guidata dal «marziano» non fosse in nessun modo all'oscuro degli oscuri traffici della coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.

La relazione dell'organo di revisione economico-finanziaria di Roma Capitale, datata 28 aprile 2014, si basava infatti sulla relazione degli ispettori del ministero dell'Economia: un documento che denunciò come Eriches 29, consorzio «teleguidato» da Buzzi e specializzato nella gestione delle emergenze sociali, fosse destinatario di procedure di affidamento diretto del servizio di assistenza alloggiativa emergenziale in maniera irregolare. Irregolarità dopo irregolarità nel 2012 gli impegni del Comune verso Eriches 29 erano saliti a 6,382 milioni di euro. In barba a qualsiasi legge che prevede bandi di gara per i servizi di importo elevato.

Il cuore di «Mafia Capitale», in buona sostanza, era tutto lì. Perché è nella rete di relazioni con la pubblica amministrazione che quel tipo di affari poteva proliferare. Non a caso, nel cambio tra l'amministrazione Alemanno e quella Marino, Buzzi e Carminati si premurano con i referenti di centrosinistra (tra i quali il vicesindaco Luigi Nieri) di nominare al V Dipartimento (Promozione delle politiche sociali) un dirigente in grado di interfacciarsi con il loro sistema. Ma l'(ormai ex) assessore al Sociale Rita Cutini mise loro i bastoni tra le ruote. Caso strano, ieri il silenzio del Campidoglio è stato spezzato solo dall'annuncio di un nuovo arrivo in giunta. Guardacaso, è proprio Rita Cutini a essere stata fatta fuori. Al suo posto arriva Francesca Danese, presidente dei Centri di servizio per il volontariato nel Lazio e cugina, praticamente nipote, di Giulio Andreotti. Il cognome, infatti, è lo stesso della moglie Livia.

Della Cutini rimarranno alcune parole. Quelle di Buzzi nell'intercettazione con Nieri («dacce 'na mano perché stamo veramente messi male co' la Cutini») e le sue dichiarazioni di ieri. «Ho aspettato l'incontro con il sindaco per verificare se ci fossero le condizioni per rimanere ma non le ho ravvisate. A Mafia Capitale occorre rispondere con uno scatto di orgoglio ma mi sembra che la strada scelta non sia questa», ha dichiarato.

Basta tornare alla relazione dell'organo di revisione economico finanziaria per capire quanto la rete di connivenze abbia finito con il contaminare tutto il tessuto politico-amministrativo della Capitale e come il sindaco Ignazio Marino, nonostante le dichiarazioni di facciata, sia - volente o nolente - schiacciato da questo ingranaggio che non riesce più a controllare. I revisori del Comune, infatti, hanno espresso parere con «riserva, eccezioni e rilievi». In pratica, una sconfessione del bilancio per alcune incongruenze tanto nella rappresentazione dello stato patrimoniale quanto del conto economico. Se Roma fosse una società quotata, sarebbe già stata inserita nella «lista nera» della Consob, ovvero obbligata ad aggiornare mensilmente l'andamento del proprio debito per non trarre in inganno il mercato.

Ad esempio, tra i circa 400 milioni di fidejussioni debitorie rilasciate dal Comune per i Punti Verde Qualità (progetti di riqualificazione di aree periferiche con centri sportivi, agricoli, eccetera) ci sono circa 16,5 milioni per la Luoghi del tempo srl di Lucia Mokbel, sorella di Gennaro (vecchia conoscenza di Carminati e inquisito pure lui in Mafia Capitale) e finita nel mirino dei magistrati due anni fa nell'ambito di un'inchiesta su alcune irregolarità contabili connesse alla gestione. Il 5% della Luoghi del tempo appartiene alla coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi, ma c'è di più la srl di Mokbel detiene un 25% della Rogest srl, società che gravita nel sistema delle holding della cooperativa nell'occhio del ciclone.

Marino su tutto questo «mondo di mezzo» sembra aver chiuso gli occhi vantandosi della propria estraneità, ma anche ignorando le proprie responsabilità.

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