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Mattanza dell'Isis fra i turisti: decine di morti sulla spiaggia

Crivellati di colpi 37 ospiti europei di due resort a Sousse I terroristi arrivati su un gommone. Ucciso un attentatore

La Tunisia non può affrontare da sola i terroristi, occorre «una strategia globale» e «tutti i Paesi democratici devono ora unire le forze». Così ha parlato ieri il presidente tunisino Beji Caid Essebsi dopo che un uomo in pantaloncini e T-shirt, armato di kalashnikov nascosto in un ombrellone, ha aperto il fuoco contro i turisti ospiti di un resort di Sousse, 140 chilometri a Sud di Tunisi, vicino ad Hammamet. Ha ucciso almeno 37 persone e i feriti sarebbero quasi 40. Tra i morti ci sono cittadini britannici, tedeschi e belgi. La Farnesina ieri in serata stava verificando la presenza di italiani.

Testimoni hanno parlato di 30 secondi di intensi spari, di corpi riversi tra il sangue sulla spiaggia e turisti in fuga tra le piscine dell'Hotel Riu Imperial Marhaba prima che la polizia tunisina intervenisse uccidendo l'assalitore. Secondo il ministero dell'Interno locale, l'uomo avrebbe agito da solo. Il «lupo solitario» sarebbe uno studente conosciuto dalle autorità, ma non sulla loro lista nera. «La Tunisia affronta un movimento internazionale, non possiamo rispondere da soli», ha spiegato il presidente Essebsi ricordano come ieri il terrorismo abbia colpito anche Francia, Kuwait e Somalia in una maniera che fa pensare a un coordinamento senza precedenti. Accade in pieno mese del digiuno sacro islamico di Ramadan.

Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha spiegato come già durante il summit del G7 di poche settimane fa i governi dei grandi avessero offerto aiuto all'ospite tunisino e come quello che è accaduto ieri rafforzi questa posizione. I tour operator tedeschi già ieri hanno dato la possibilità ai turisti di cancellare prossimi viaggi. La Casa Bianca e Downing Street hanno condannato e offerto aiuto. La Francia colpita ha espresso «solidarietà». E l'allerta adesso sale ovunque: negli Stati Uniti per esempio c'è preoccupazione per le celebrazioni del 4 luglio.

È la seconda volta in pochi mesi che la Tunisia è colpita. A marzo, uomini armati avevano preso d'assalto il museo di Bardo, nella capitale, uccidendo 21 turisti stranieri. L'attacco di oggi non era ancora stato rivendicato ieri in serata, ma occorre ricordare come la responsabilità dell'attentato di marzo fu assunta dallo Stato islamico settimane dopo, sul numero otto della sua rivista in lingua inglese, Dabiq. Le autorità tunisine avevano però accusato l'operato di jihadisti algerini. Degli attacchi di ieri è stato rivendicato subito soltanto quello alla moschea sciita in Kuwait: la firma è dello Stato islamico. Proprio il 29 giugno scorso, primo giorno di Ramadan 2014, i leader del movimento proclamarono la fondazione di un Califfato in Siria e Irak.

Nel caso tunisino, i due obiettivi - un museo e un resort - sono legati al turismo: c'è un chiaro tentativo di destabilizzare un pilastro dell'economia, hanno fatto notare gli analisti. E non soltanto. La Tunisia è un simbolo: culla delle rivolte arabe del 2011 e unica nazione di quella stagione che è stata capace di avviare una transizione democratica. Non è dunque un target casuale, ha spiegato il leader della Commissione europea, il polacco Donald Tusk, ricordando come la Tunisia e la sua stabilità siano vitali per l'Europa. Ha anche spinto i leder europei a investire di più sulla difesa.

Dalla caduta del dittatore Zine El Abidine Ben Ali nel febbraio 2011 in Tunisia si declina un conflitto a bassa intensità tra forze dell'ordine e jihadisti di varia estrazione. In quei giorni di rivoluzione, furono aperte le carceri dove il rais aveva imprigionato centinaia di salafiti che, tornati in libertà, hanno riattivato cellule dormienti. Nel settembre 2012, miliziani legati al gruppo Ansar El Sharia hanno attaccato l'ambasciata americana a Tunisi. Da mesi l'esercito tunisino combatte nel Djebel Chaambi al confine con l'Algeria contro jihadisti. Gruppi salafiti hanno assalito artisti o scrittori considerati troppo liberali. Le uccisioni a settembre 2013 del politico della sinistra laica Chokri Belaid e sei mesi dopo del collega Mohammed Brahmi sono state attribuite a estremisti religiosi. In quel frangente, le controversie sono montate contro l'allora partito di governo, gli islamisti moderati di Ennahda, accusati di troppo silenzio nei confronti delle frange più radicali della galassia islamista.

Al potere c'è oggi un movimento laico, formato anche da nomi dell'ex regime: Nidaa Tunes.

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