Matteo vuol cambiare la scuola e il Pd lo mette dietro la lavagna

RomaFine del precariato nella scuola, basta «supplentite» (secondo neologismo in due giorni) ma anche una rivoluzione nelle carriere degli insegnanti. Non ce l'ha fatta a lasciare la comunicazione degli interventi sulla scuola solo a internet. A un giorno dalla presentazione del sito passodopopasso.italia.it , e dalla condanna della «annunciate», Matteo Renzi ha annunciato le prossime mosse sulla scuola. Una svolta meritocratica che sembra molto un modo per bilanciare la stabilizzazione dei 100mila. Più in generale, riforme senza guardare in faccia nessuno, ha ribadito ieri il premier. Peccato che a complicare i giochi, più che apparati amministrativi o sindacati, siano i suoi compagni di partito.

Dopo le prime prese di distanza di Pier Luigi Bersani, ieri si è fatto vivo Massimo D'Alema per dire che «il governo compie indubbiamente degli sforzi. Poi i risultati, sicuramente, per ora non sono risultati soddisfacenti». Male anche il partito che ora non ha una segreteria, ma un «gruppo di persone che sono fiduciarie del presidente del Consiglio» e in questo modo «finisce per avere una vita molto stentata». Niente rispetto allo scherzo che la minoranza Pd ha riservato al premier. Proprio mentre Renzi cerca di rassicurare investitori ed Europa sul rispetto degli obiettivi di bilancio, Stefano Fassina, Giuseppe Lauricella e Alfredo D'Attorre hanno annunciato la presentazione alla Camera di un emendamento al ddl sulle riforme per togliere dall'articolo 81 della Costituzione l'obbligo del pareggio di bilancio. Peccato che, ha osservato l'ultra renziano Roberto Giachetti «nel 2012 fu votato dal Pd con Bersani segretario e Fassina responsabile economia. Il ritorno dei compagni che sbagliano?!».

Il premier per ora non replica. Oggi andranno online le misure sulla scuola. Non sarà l'ennesima riforma, ha assicurato il premier, ma un «patto educativo» che riguarda in primo luogo maestri e professori. «Proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della supplentite, ma chiederemo loro di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull'anzianità: sarebbe, sarà, una svolta enorme». Confermata quindi la stabilizzazione che potrebbe riguardare 100mila precari della scuola, forse di più. Coperture permettendo.

Gli interventi saranno presentati oggi attraverso il sito dei mille giorni. Ci saranno investimenti, ma anche sacrifici, quindi una spending review anche per la scuola «perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave». Le risorse nuove arriveranno con la legge di Stabilità e quindi a partire dal gennaio 2015. Prima, dal 15 settembre al 15 novembre, «ascolteremo tutti», ha assicurato il presidente del Consiglio. Quasi un impegno, inedito per il premier, a concertare le scelte dell'esecutivo, con insegnanti e, soprattutto, con gli studenti «che sono protagonisti e non spettatori».

Renzi non spiega se gli insegnanti saranno ascoltati attraverso i sindacati. Ma più che ai corpi intermedi sembra rivolgersi direttamente ai singoli educatori e ai genitori.

Lo spirito di questo pezzo di programma dei mille giorni è quello spiegato nella conferenza stampa di lunedì. E non solo per la scuola.

L'Italia cresce poco e proprio per questo «deve fare le proprie riforme, dalla giustizia civile alla Pa senza guardare in faccia nessuno. Questa è la strada ed è il motivo per cui siamo al governo. Il 41% ci serve a questo».

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