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Mazzette e sfruttamento: quante ombre sulla Coppa

Le accuse a Doha: tangenti a pioggia per avere la kermesse. Operai-schiavi per costruire gli stadi

Mazzette e sfruttamento: quante ombre sulla Coppa

Sulla carta Qatar 2022 dovrebbe essere la 22ª edizione del Mondiale di calcio. Nella realtà invece è tutto fuorché calcio. Ci sono corruzione, squalifiche, arresti, morti sul lavoro, violazione dei diritti umani, frizioni geopolitiche, tutto messo a mollo in uno sterminato oceano di petrodollari. Presto o tardi, però, la sporcizia finisce a riva. L'ultimo carico è arrivato ieri dalla Francia con l'arresto di Michel Platini nell'ambito di un'inchiesta aperta due anni fa dal Parquet National Financier, la superprocura anti-corruzione transalpina istituita nel 2014. Epicentro dell'indagine la cena organizzata all'Eliseo nel novembre 2010 tra Platini, il Presidente Nicolas Sarkozy, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani e Sébastien Bazin, all'epoca proprietario del Paris Saint-Germain.

Platini in stato di fermo con l'accusa di corruzione - ha sempre dichiarato di aver deciso di votare per la candidatura del Qatar prima della cena, ma secondo l'indagine fu in quell'occasione che venne ufficializzato il tutto: Al Thani si sarebbe impegnato a effettuare una serie di investimenti, tra i quali l'acquisto del PSG, in cambio del pieno sostegno dell'Uefa alla candidatura del Qatar, promossa grazie a pagamenti per 5 milioni di dollari a diversi funzionari del calcio mondiale. Mazzette finite nelle mani di membri della Concacaf, dell'Oceania e di federazioni africane. Un caso divenuto noto come Qatar-gate e che ha portato alla squalifica a vita dell'ex presidente della AFC (la federazione asiatica) Mohamed Bin Hammam per violazioni ripetute al codice etico. Dopo il businessman qatariota è caduto anche Sepp Blatter, nonostante nel suo caso la controversa assegnazione di Qatar 2022 abbia rappresentato solo la scintilla capace di fare luce su un malgoverno consolidatosi nel corso degli anni.

Il mondo del pallone attorno al Qatar scotta anche per motivi geopolitici. Un esempio è arrivato dal tentativo, fallito, del Presidente Fifa Gianni Infantino di anticipare di quattro anni il Mondiale a 40 squadre, introducendolo già in occasione di Qatar 2022. L'operazione necessitava però di un paese co-organizzatore, ma dal giugno 2017 il Qatar ha rotto i rapporti diplomatici con Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrain, con tanto di chiusura delle frontiere. Tra i paesi non confinanti, l'Oman ha declinato l'invito, mentre il Kuwait presentava enormi problemi a livello di logistica, di infrastrutture ma anche politici, basti pensare che il divieto di bere alcolici rimane totale (il Qatar per contro ha previsto un'esenzione per gli stranieri), e un main sponsor come Budweiser non avrebbe sicuramente gradito.

Fino a qualche tempo fa nel mondo del lavoro del Qatar era in vigore la Kafala, un meccanismo di reclutamento che prevedeva la confisca dei passaporti ai lavoratori migranti. Pochi giorni fa l'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha definito una farsa la riforma del lavoro che avrebbe abolito questo moderno sistema di schiavitù, denunciando la permanenza di un sistema di concessione di permessi in uscita dal paese, nonché del potere eccessivo dei datori di lavoro nei confronti della manodopera.

Lo sfruttamento della forza lavoro straniera, le centinaia di morti nei cantieri per la realizzazione delle infrastrutture per il Mondiale e l'assoluta mancanza di tutele sono state oggetto a più riprese di denunce da parte di Human Rights Watch, Amnesty International e dell'International Trade Union Confederation.

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