Che vinca il Sì oppure il No al referendum costituzionale il vero problema politico è la legge elettorale. Mediobanca Securities, il braccio londinese di intermediazione finanziaria di Piazzetta Cuccia, depotenzia la valenza della consultazione del 4 dicembre e, sostanzialmente, ritiene «sopravvalutato» il rischio di instabilità politica paventato dai sostenitori renziani. Ancorché la storica merchant bank non possa iscriversi tra i fan del presidente del Consiglio, non gli è nemmeno mai stata ostile. Mediobanca Securities è separata dalle attività corporate guidate dall'ad Alberto Nagel e la sua autonomia è tale che il report firmato dal capo analista Antonio Guglielmi non si iscrive nella «linea politica» della casa madre rappresentando, a tutti gli effetti, un caveat per il premier.
La tesi principale dell'analisi è che, comunque vada, «l'Italia continuerà ad avere problemi di crescita a causa dell'austerità imposta dall'Europa». Da questa tesi deriva la previsione secondo cui a breve il mercato finanziario dovrebbe cominciare a incorporare «un minore rischio politico» migliorando le proprie performance rispetto al resto d'Europa. Un'implicita smentita delle fosche attese di Palazzo Chigi - e anche di Confindustria - nel caso in cui prevalessero i contrari.
In secondo luogo, qualunque sia l'esito, l'attuale governo è destinato a non durare. Se vincerà il Sì, si afferma in sintesi nella nota, Renzi probabilmente ne approfitterà per un rimpasto. Se vincerà il No, «non ci saranno elezioni anticipate, ma l'esito più probabile è un Renzi-bis di scopo per cambiare la legge elettorale che, in caso di vittoria del Sì, rimarrebbe quasi sicuramente inalterata».
Secondo Mediobanca Securities, invece, è proprio quello il punto nodale sul quale la politica dovrebbe concentrarsi perché è chiaro che l'Italicum gioca a favore del Movimento 5 Stelle che «rischia di vincere le elezioni nel 2018». Per un banale gioco demografico. Almeno il 50% dei 250mila italiani che ogni anno raggiungono la maggiore età vota per Grillo, mentre il 50% dei circa 240mila defunti annui votava per il Pd. Tale situazione consente a M5S di riguadagnare uno 0,4% sul Pd ogni 12 mesi. Considerato che l'Italicum funziona come la legge elettorale dei Comuni e visti gli insuccessi di Renzi a Roma e Torino, i grillini oggi hanno molte chance di vittoria. Circostanza che per Mediobanca non sarebbe, poi, nemmeno un dramma poiché, nella visione di Guglielmi, è «un partito che incanala pacificamente la protesta a differenza di altre nazioni come Francia, Austria e Olanda dove cresce l'estrema destra». Detto questo, «l'euro e l'austerity sono le due facce di una stessa medaglia» e «un voto di protesta costituisce una spinta ad attuare politiche keynesiane» che, poi, sono quelle che vediamo tacitamente approvate nella finora non eccessiva ostilità di Bruxelles alla manovra in deficit di Renzi.
Se consideriamo che un'altra società di intermediazione, Fidentiis Equities, la scorsa settimana aveva pubblicato un report contenente analoghe valutazioni (tranne ipotizzare come più probabile un governo tecnico in caso di sconfitta del premier), si può capire bene come i mercati guardino già oltre quella che per i renziani è la madre di tutte le
guerre. «Un sistema monocamerale accelera la legislazione, ma i nostri dati suggeriscono che l'Italia ha bisogno di un minor numero di leggi e più semplici», scrive Guglielmi. Da Londra c'è proprio tutta un'altra visuale.
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