Messaggi, quanti pericoli: la privacy è solo un'illusione

Tra le "app" meno sicure la cinese Tencent, Snapchat e Skype. La crittografia "end-to-end" resta un far west

Messaggi, quanti pericoli: la privacy è solo un'illusione

Un messaggio mandato con Whatsapp. Una chat su Skype. E ancora, un breve video inviato con Snapchat. Gesti ormai quotidiani per molti, ma che nascondono un rischio: come essere certi che filmati, foto e messaggi non siano visti da altre persone se non i destinatari stessi? Ovviamente considerando che se il cellulare viene rubato o finisce in mani altrui non c'è sicurezza che tenga, esistono piattaforme meno sicure di altre. Fra queste Microsoft (proprietaria di Skype) e Snapchat. Amnesty International ha stilato la «Classifica della privacy dei messaggi», mettendo sotto la lente di ingrandimento le 11 aziende produttrici delle più popolari applicazioni di messaggistica e valutandole su una scala di punteggio da 1 a 100 rispetto a cinque parametri, fra cui il riconoscere le minacce online alla privacy e alla libertà d'espressione dei loro utenti e il prevedere di default la crittografia end-to-end, grazie alla quale i dati condivisi possono essere visti solo da chi li invia e da chi li riceve. La Ong sottolinea l'aspetto dei diritti umani e della libertà di espressione in senso più ampio, ma il discorso sotteso e la classifica riguardano anche la quotidianità di tutti.

All'ultimo posto della graduatoria si colloca Tencent, azienda cinese proprietaria di WeChat, che ottiene zero punti su 100, risultando quella che fa di meno per proteggere la privacy nella messaggistica e anche quella meno trasparente. È seguita da Blackberry e Snapchat, rispettivamente con 20 e 26 punti. Microsoft si ferma a 40 punti a causa di un debole sistema di crittografia. Secondo Amnesty International, la crittografia end-to-end è il requisito minimo che le aziende dovrebbero prevedere per garantire che le informazioni private inviate attraverso le app di messaggistica istantanea rimangano private. Ma nessuna delle quattro aziende sopra menzionate mette a disposizione quel tipo di servizio per le comunicazioni degli utenti. Anche Snapchat, l'azienda statunitense che ha oltre 100 milioni di fruitori quotidiani, raggiunge un punteggio basso, perché pur avendo dichiarato un forte impegno per la privacy, non protegge abbastanza quella dei suoi utenti.

Se si vuole essere più sicuri che il messaggio finisca solo sotto gli occhi del diretto interessato, conviene affidarsi ad altre piattaforme. Nessun'azienda garantisce una privacy impenetrabile, è vero, ma Facebook - le cui applicazioni Messenger e WhatsApp raggiungono insieme due miliardi di utenti - ottiene il punteggio più alto, 73 su 100. Messanger risulta però meno sicuro di Whatsapp che prevede la crittografia end-to-end di default (il messaggio di applicazione di quel servizio è arrivato qualche tempo fa a tutti coloro che lo usano) e spicca per la chiarezza delle informazioni sulla privacy fornite ai suoi utenti. Apple si colloca a 67 punti su 100: utilizza la crittografia end-to-end in tutte le comunicazioni delle sue app iMessage e Facetime ma, secondo la Ong, dovrebbe fare di più per informare gli utenti che i loro messaggi via sms sono meno sicuri di quelli inviati tramite iMessage. «Chi pensa che i servizi di messaggistica istantanea siano privati si sbaglia di grosso: le nostre comunicazioni sono sotto la costante minaccia della cyber-criminalità e dello spionaggio di stato.

Sono soprattutto i giovani, i più inclini a condividere foto e informazioni personali su app come Snapchat, quelli più a rischio», sottolinea Sherif Elsayed-Ali, direttore del programma Tecnologia e diritti umani di Amnesty International.

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