Metà dei 5 Stelle ora si sente di sinistra

La metamorfosi degli elettori M5s: il 48% si colloca dalla parte progressista

Metà dei 5 Stelle ora si sente di sinistra

I sondaggi ci consegnano ogni settimana dati sulle preferenze attribuite ai partiti. Che cambiano rapidamente e, talvolta, inaspettatamente. Nonostante i tanti (troppi) anni dedicati all'analisi dei comportamenti elettorali, non ricordo un periodo di così intensa variabilità e velocità nel mutamento delle preferenze espresse. Ciò è dovuto in larga misura, alla forte dipendenza della scelta (virtuale) di voto dall'emozione provocata da questo o quell'annuncio dei leader in campo. Con la totale disponibilità a mutare il proprio orientamento di fronte a un nuova, magari più eclatante, presa di posizione. Ma, oltre alle ricerche sulle preferenze di voto, c'è un altro interessante indicatore della estrema mobilità degli orientamenti politici che caratterizza questo periodo. Si tratta della cosiddetta «autocollocazione» sull'asse sinistra-destra manifestata dai singoli elettori. Per misurarla, si chiede all'intervistato di dichiarare il proprio posizionamento percepito, se di «sinistra», «centrosinistra», «centro», «centrodestra» o «destra». Ebbene, come mostra una recente ricerca (condotta dall'Istituto Eumetra MR di Milano, intervistando un campione rappresentativo di cittadini al di sopra dei 17 anni di età), nel corso degli ultimi mesi si sono verificati importanti spostamenti.

Il caso più emblematico è quello di chi dichiara l'intenzione di votare per il M5s in eventuali prossime elezioni. Buona parte di costoro si è sempre, tradizionalmente, dichiarata estranea alla contrapposizione sinistra-destra, ritenendo obsoleta questa dicotomia e rifiutandosi di conseguenza di collocarsi nell'una o nell'altra delle posizioni. Ad esempio, nel settembre 2017, la maggioranza (56%) degli elettori pentastellati, affermava di non riconoscersi in nessuna delle categorie dell'asse sinistra-destra. I restanti si distribuivano invece tra le diverse opzioni prospettate, con una accentuazione nella sinistra e nel centrosinistra.

Oggi questo quadro appare profondamente cambiato. L'arrivo al governo del Movimento di Grillo ha mutato anche le scelte di autocollocazione dei suoi votanti. È infatti radicalmente diminuita la quota di chi si rifiuta di posizionarsi nelle categorie sinistra-destra: essa coinvolge oggi solo il 10% degli elettori grillini. Si sono invece altrettanto notevolmente accresciute le proporzioni di chi si dichiara esplicitamente di centrosinistra (31% dei votanti per il M5s) e quelle di chi si posiziona al centro tout court (32%). Forse la responsabilità assunta dal proprio partito nel far parte oggi dell'esecutivo ha spinto molti elettori pentastellati ad assumere un atteggiamento più «politico», scegliendo però spesso una posizione per certi versi «neutrale», come quella di centro.

Un fenomeno simile si manifesta tra chi afferma di essere indeciso sulla propria possibile scelta di voto. In particolare, l'incremento delle perplessità su cosa votare tra chi si dichiara di centrosinistra e di centro evidenzia lo stato di difficoltà delle forze politiche. Ma, come si è detto, tutto può cambiare, anche molto rapidamente.

L'intensità dei mutamenti nell'autocollocazione rilevati in un così breve periodo (un anno) ci fa capire che tutti i sondaggi sugli orientamenti politici difficilmente possono essere interpretati come previsioni affidabili di un possibile comportamento elettorale futuro: una campagna elettorale, inevitabilmente, porterebbe ad un mutamento, anche potenzialmente radicale, delle intenzioni espresse. Dal punto di vista delle scelte di voto viviamo in questo momento sull'ottovolante.

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