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Microsoft sotto attacco hacker. L'ira di Usa, Ue e Regno Unito: "Così la Cina colpisce il mondo"

Potremmo chiamarla Guerra Fredda 2.0 senza correre il rischio di smentita

Microsoft sotto attacco hacker. L'ira di Usa, Ue e Regno Unito: "Così la Cina colpisce il mondo"

Potremmo chiamarla Guerra Fredda 2.0 senza correre il rischio di smentita. Siamo solo ai primi colpi proibiti del conflitto, anche se il caso Microsoft-Cina rappresenta uno dei più importanti episodi delle tensioni che si stanno sviluppando negli ultimi anni. Questa guerra ha tre caratteristiche, come sostengono gli analisti: è coperta, asimmetrica e globale. Proprio in quest'ottica gli Usa, la Gran Bretagna, l'Ue e la Nato hanno formalmente accusato la Cina dell'attacco informatico ai danni del colosso di Redmond. In una sorta di dichiarazione congiunta, Washington e i suoi alleati puntano il dito contro hacker affiliati al governo di Pechino, «responsabili di una vasta gamma di attività informatiche pericolose. La Cina non ha attuato misure sufficienti affinché i danni fossero contenuti». I fatti riguardano il cyber-attacco del marzo 2021 a Microsoft Exchange Server, software che aziende e organizzazioni di tutto il mondo utilizzano per gestire email e calendari.

«La riluttanza della Cina ad affrontare le attività criminali degli hacker danneggia governi, aziende e operatori di infrastrutture critiche con danni per miliardi di dollari in proprietà intellettuale persa, pagamenti di riscatti e sforzi di mitigazione», attacca la Casa Bianca, mentre il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab chiede a Pechino di «porre fine a questo sistematico sabotaggio informatico e può aspettarsi conseguenze in caso contrario».

Le accuse sono state rivolte in primo luogo al ministero per la Sicurezza dello Stato, guidato da Zhao Kezhi. Si tratta di un dicastero che svolge compiti di intelligence e di controspionaggio, ed è probabilmente l'agenzia di sicurezza nazionale più grande del mondo. L'attacco, secondo le ricostruzioni, è stato effettuato da hacker che lavorano per Kezhi e che si dedicano anche a estorsioni informatiche, sfruttamento illegale di criptovalute e sequestro di dati sensibili. La dura presa di posizione Usa, scrive il Wall Street Journal, è l'azione più significativa dell'amministrazione Biden fino a oggi in merito alla campagna di attacchi informatici della Cina contro il governo degli Stati Uniti e le società americane. «Un'azione che spesso coinvolge lo spionaggio di routine dello Stato nazionale e il furto di preziose proprietà intellettuali come la tecnologia navale e i dati sui vaccini contro il coronavirus». Bruxelles è andata addirittura oltre, rivelando che «le attività criminose possono essere collegate a due ben precisi gruppi hacker noti come Advanced Persistent Threat 40 e Advanced Persistent Threat 31 e sono state condotte dal territorio cinese». Entrambi i gruppi erano attivi fino al 2013 in Medioriente, spostando di recente il loro raggio d'azione verso obiettivi Usa.

La risposta della Cina non si è fatta attendere. In un comunicato del governo, diffuso da China Radio International, Pechino accusa la Casa Bianca di «vedere complotti ovunque. Gli americani sono ossessionati, ma non guardano mai in casa loro. Dovrebbero ad esempio spiegare alla comunità internazionale che cosa hanno combinato ad Haiti. Dietro l'assassinio del presidente Jovenel Moïse c'è la loro mano». In questo botta e risposta è racchiusa l'essenza della Guerra Fredda 2.0, a cui dovremo abituarci. Durante lo scontro tra America e Urss vi erano due schieramenti, con qualche giocatore che assumeva posizioni sfumate.

Oggi i soggetti sono molti più numerosi e ognuno è portatore di interessi propri che danno vita a coalizioni dalle alleanze mobili.

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