C'è lo chef professionista che arriva direttamente in casa per preparare una cena stellata. E poi l'appassionato di cucina, che mette a disposizione la propria casa per far assaggiare i suoi piatti forti. E, infine, la selva di portali che con un semplice clic trasformano in realtà qualunque desiderio gastronomico. Quest'anno più che mai gli italiani preferiscono mangiare fra le mura domestiche. Cene e pranzi a domicilio, attraverso il servizi di delivery ma non solo, stanno conoscendo un vero e proprio boom. Con un giro d'affari che ha già raggiunto quota 400 milioni di euro l'anno, e che punta a crescere ancora: almeno di un altro 50 per cento entro il 2019.
A trainare il settore sono soprattutto i siti specializzati nelle ordinazioni digitali. Se fino a qualche anno fa il servizio a domicilio era riservato quasi esclusivamente a pizzerie e ristoranti cinesi, dal 2015 in poi la crescita di soluzioni alternative è cresciuta in modo esponenziale. E così oggi in Rete è possibile trovare di tutto, dal pokè hawaiiano al piatto di spaghetti. Il merito è soprattutto di portali che, a partire dagli Stati Uniti e dal Nord Europa, hanno invaso di biciclette e scooter colorati anche le nostre città: Just Eat, Uber Eats, Foodora e Deliveroo su tutti. Il successo è enorme soprattutto nelle grandi città, al punto che le previsioni solo a Milano parlano di un business che entro due anni potrebbe arrivare a 500 milioni di euro l'anno.
Ma il domicilio non è fatto solo di delivery. Perché, negli ultimi anni, hanno cominciato a spopolare anche ristoranti diffusi e chef a domicilio. I primi sono diventati una vera e propria moda, importata dalla Gran Bretagna dove gli «home restaurant» sono una realtà ormai consolidata dal 2009. In questo caso la diffusione è garantita soprattutto da passaparola e canali social. E poi, naturalmente, ci sono anche i cuochi che al locale tradizionale preferiscono la cucina domestica. Si tratta per lo più di chef professionisti, anche se le «zone grige» sono ancora molte, in un settore ancora troppo sregolato. Il successo è comunque enorme, spinto soprattutto dai prezzi concorrenziali. Per una cena completa, ingredienti compresi, si possono spendere dai dieci ai 40 euro a persona. Senza muoversi da casa. Insomma, per chi al ristorante preferisca un ambiente più intimo e riservato non c'è che l'imbarazzo della scelta.
Ma quali sono i gusti degli italiani? A condurre uno studio è stato proprio Just Eat che ha scoperto, città per città, quali sono i piatti a domicilio più richiesti. Emerge, così, che a Milano vanno fortissimo sushi e hamburger mentre a Roma non si può fare a meno di ricette cinesi e della tradizione italiana (il piatto in assoluto più amato qui è il pollo alla cacciatora). Il giapponese piace moltissimo anche a Palermo, dove viene registrato anche un boom di ordinazioni di gelato. Mentre a Bari spopola il greco, così come a Cagliari piacciono molto la cucina mediorientale e gli hamburger. Infine c'è Genova, dove hanno molto successo i piatti messicani, Verona che preferisce il fritto e Bologna dove, invece, a farla da padrona è sempre la tradizione italiana. Naturalmente resiste anche la pizza, al primo posto fra le ordinazioni di piacentini e monzesi. Mentre torinesi e fiorentini gradiscono di più la cucina asiatica, rispettivamente quella cinese e tailandese. Ma delivery non vuol dire solo ordinazioni a domicilio.
Con l'arrivo dell'estate a Milano si è registrato un boom di richieste nei parchi e giardini della città, come hanno raccontato i responsabili di Uber Eats. All'ombra della Madonnina, gli ordini outdoor da due mesi a questa parte sono cresciuti del 125%. E c'è da scommettere che siamo solo all'inizio.
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