Coprifuoco e controlli più serrati, Milano deve resistere all'assalto del virus che ha già contagiato 1.550 persone. I 172 nuovi positivi al tampone registrati ieri sono meno del giorno prima ma c'è poco, anzi nulla da festeggiare perchè l'onda è anomala e bisogna evitare a tutti i costi lo tsunami in una città che conta circa 1,4 milioni di abitanti, oil sistema sanitario andrebbe in tilt. I casi nella provincia (capoluogo compreso) sono raddoppiati in quattro giorni salendo a 3.804, ieri 586 in più. Sono la «fotografia di quel folle weekend di 10-12 giorni fa in cui c'erano tante persone per strada, nei parchi, come se nulla fosse» sottolinea l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Il governatore Attilio Fontana per tutto il giorno insiste per imporre misure più restrittive e avvisa che «se non arriveranno dal governo allora farò un provvedimento congiunto con i sindaci». Si confronta sia al mattino che nel tardo pomeriggio con i 12 dei Comuni capoluogo, compresi quindi Beppe Sala e Giorgio Gori, sindaco Pd di Bergamo, tra le zone più afflitte da decessi e contagi, che alla fine della videoconferenza quasi implora il premier Conte: «Chiediamo insieme ulteriori misure restrittive, se non per tutto il Paese, almeno per la nostra regione. Se vogliamo fermare il virus dobbiamo bloccare tutto ciò che non è essenziale».
E la Lombardia invia a Roma il documento con le misure che potrebbero venire comunque messe in atto con un'ordinanza territoriale visto che a chiederle è «un fronte compatto» (e bipartisan). «Qualora non si ritenesse opportuno applicare le nostre proposte in tutto il Paese - si legge - chiediamo che vengano comunque attuate nell'intera Lombardia fino al 30 aprile» perchè «i dati sull'emergenza sanitaria ci impongono di agire nel minor tempo possibile con un'ulteriore azione di contenimento dei contatti». I punti: sospensione dell'attività degli Uffici pubblici (salvo l'erogazione di servizi essenziali e di pubblica utilità), chiusura di tabaccai, parrucchieri, barbieri, estetisti, studi professionali, stop ai cantieri temporanei, ai distributori automatici h24 di bevande e alimenti confezionati, divieto di praticare sport e attività motorie all'aperto, anche singolarmente. Restano aperte edicole, farmacie, parafarmacie «ma deve essere in ogni caso garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro». La risposta contenuta nell'ordinanza firmata dal Ministero della Salute ieri sera è più soft e dura solo fino al 25 marzo, la scadenza dell'ultimo decreto governativo. «Chiediamo misure più stringenti, abbiamo bisogno di tenere la gente a casa al netto delle filiere essenziali» ribadisce Gori. Fontana la prende come una misura per «evitare per evitare che il prossimo weekend diventi occasione di svago», alla scadenza «siamo certi che il Governo assumerà misure davvero efficaci e decisive nella lotta contro il virus. La Lombardia si aspetta questo per uscire dal tunnel»..
Nessun riferimento anche nella proposta lombarda ai supermercati. Ieri Milano nuovo assalto ai supermercati dopo che era circolata la notizia di una stretta. «Chiudere i market la domenica per noi è sbagliato - spiega Sala - già oggi ci sono code e affollamento, se riduciamo gli orari forse è anche peggio. Chiudiamo invece le tabaccherie, ci dispiace ma, a mali estremi, estremi rimedi». E aggiunge: «Milano «deve essere un fronte di resistenza per noi stessi per la nostra salute, se carichiamo di più il sistema sanitario questo crolla. Non bisogna portare più contagiati in ospedale e pensare anche a sistemi di sorveglianza attiva in casa».
Fontana aveva chiesto al governo di schierare per i controlli sulle misure anti contagio anche l'esercito e una prima risposta è arrivata ieri dal prefetto di Milano, da oggi saranno dirottati 114 soldati già impiegati in città nell'operazione Strade sicure. Fontana ringrazia ma puntualizza «sono niente, si deve aggiungere uno zero». E c'è un'intera regione da coprire.
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